Le cose perdute

Carlo Cavriani

Carlo Cavriani

Rovigo, 31 agosto 2014 - Riviste, macchine da scrivere, pentole di rame, grammofoni, biciclette, mandolini, cappelli. La mostra che si conclude oggi al Censer snocciola un vasto assortimento di piccole memorie private. Una gamma di oggetti che a poco a poco il tempo ha messo da parte. Dietro il collezionismo si celano passioni, passatempi e a volte delle vere e proprie manie. Ma non voglio giudicare chi si dedica alla raccolta di queste «cose perdute», anzi. Se devo essere sincero personalmente non butterei via niente, neanche le cartine delle caramelle. Piuttosto mi torna in mente Francesco Guccini che nel suo libro “Nuovo dizionario delle cose perdute” parla di un universo che fa a pugni con la nostra modernità, fatta di lavatrici e di articoli usa e getta.

Forse è il sintomo di una società in evoluzione quello di distaccarsi dalle radici o, invece, stiamo solo progressivamente rinunciando ai nostri sentimenti, in favore di un universo popolato da mezzi uomini e da apparecchi elettronici che non lasciano spazio all’umanità.Tra quel mondo passato ed il nostro c’è un piccolo abisso. Perché, come dice Guccini, un tempo si era «più casalinghi, più attaccati a lari e penati, diciamo, in una parola sola, un po’ più coglioni».