La festa al mare finisce in una furibonda rissa: Frati, Ngawini e Ruffolo vanno a processo

Accusati di lesioni al figlio del proprietario e di una dipendente del Malua

Marco Frati (Foto Donzelli)

Marco Frati (Foto Donzelli)

Rovigo, 19 febbraio 2015 - Tutti rinviati a giudizio i rugbisti rodigini per il parapiglia scoppiato la notte di Ferragosto di due anni fa al Malua di Lido Spina, tra gestori del bar e gli atleti della Rugby Rovigo che erano andati a trascorrere al mare una serata di festa.

Nessun patteggiamento, come richiesto, bensì rito ordinario con prima udienza il due aprile. Imputati sono tre giocatori della Rugby Rovigo: Marco Frati, 29 anni di Parma, Patrik Billy Ngawini, 33enne neozelandese (entrambi rappresentati dagli avvocati Federico Cogo e Giampaolo Remondi) e Edoardo Ruffolo, 23enne anch’egli originario di Parma (avvocato Fabio Zanelli).

I tre accusati dai gestori del Malua, quella sera del 2013 erano a cena con il resto della squadra per festeggiare il ‘Capodanno’ dell’estate, finito però in rissa e scazzottate. Il figlio del proprietario del locale di Lido di Spina, Luca Asnicar, fu ricoverato addirittura in ospedale dopo aver ricevuto due pugni al volto, che gli comportarono una frattura composta allo zigomo sinistro e il naso rotto (45 giorni di prognosi).

Non andò meglio alla dipendente del Malua Maria Silvana Guzzo, fidanzata di Asnicar, colpita due volte durante il parapiglia e riportando conseguenti lesioni guaribili in un mese. Responsabili, secondo il sostituto procuratore di Ferrara Filippo Di Benedetto (ieri sostituito in udienza dal collega Nicola Proto), sono Marco Frati, 29 anni di Parma, Patrik Billy Ngawini, 33enne neozelandese (entrambi rappresentati dagli avvocati Federico Cogo e Giampaolo Remondi) e Edoardo Ruffolo, 23enne anch’egli originario di Parma (avvocato Fabio Zanelli).

I primi due dovranno rispondere di lesioni aggravate dalla continuità per le ferite riportate da Asnicar, il terzo (senza nessuna aggravante) per i pugni alla Guzzo, entrambi costituiti parte civile con gli avvocati Riccardo Caniato e Tiziano Tagliani. I fatti risalgono al Ferragosto del 2013. I rugbisti rodigini erano andati al Malua per festeggiare insieme la notte di festa, una serata che rientrava nell’operazione ‘simpatia’ per farsi conoscere dai tifosi che li avevano seguiti per brindare insieme all’estate. La Rugby Rovigo si era infatti mossa in pullman, con tutti i giocatori uniti e lo stesso staff tecnico. Una serata che però si è trasformata in rissa. Tutto cominciò per un banale litigio: alcuni cubetti di ghiaccio presi da un contenitore in uso ad un dipendente del Malua da parte di un rugbista. Dalle proteste di quest’ultimo, secondo le ricostruzioni della procura, sfociò la bagarre con insulti e provocazioni, nati anche dal noto astio che corre tra Ferrara e Rovigo. Parole poi degenerate, a quanto pare.

Il barista, secondo la ricostruzione dell’accusa, venne afferrato di peso, gli venne «strappata la maglietta di dosso» infine fu «portato dietro al bancone». In suo aiuto intervennero Luca Asnicar e la collega. Che a loro volta vennero colpiti. Ruffolo «colpì violentemente al volto con due pugni» la ragazza, provocandole «un trauma contusivo con instabilità degli incisivi inferiori». La ragazza, ferita e sotto choc, disse Asnicar, «rimase svenuta per almeno cinque minuti».

Ruffolo e Frati, aggiunse, «evidentemente ubriachi, continuavano a dire che potevano rompere quello che volevano perché avevano pagato». Proprio Asnicar fu la seconda vittima della balorda nottata, dicendosi picchiato dallo stesso Frati e da Ngawini, «che mi bloccò, mi buttò a terra tenendomi un piede sul petto».

La Rugby Rovigo, fin dal primo giorno, precisò di essere stato vittima a sua volta di alcune provocazioni (indirizzate a Marco Frati, fratello del mister, a livello personale) ma che non ci fu nessuna reazione violenta se non diverbi verbali. Anzi, aggiunse, fu Ruffolo ad essere stato colpito sul naso ma non presentò querela contro i dipendenti del locale, invitando anzi i compagni a uscire in fretta per evitare che la situazione degenerasse. La verità, sarà stabilita solo dal processo, che si svolgerà nel tribunale di Ferrara.