"Io, vicesindaco ostacolato dall’ufficio tecnico del mio Comune"

Villadose, l’imprenditrice Paparella: "Rischio di perdere i fondi regionali, pronta a fare causa"

Ilaria Paparella, 33 anni, vicesindaco di Villadose

Ilaria Paparella, 33 anni, vicesindaco di Villadose

Villadose (Rovigo), 21 dicembre 2016 - Ilaria Paparella si scaglia contro l’ufficio tecnico del Comune che amministra, quello di Villadose. «Sono arrabbiata come cittadina e come amministratrice. Ci sono persone che non danno risposte in tempi rapidi e non posso farci niente». La vicesindaco è anche imprenditore. Ha dovuto rivolgersi agli uffici del proprio Comune per la burocrazia necessaria alla realizzazione di una serra per la quale aveva ottenuto finanziamenti come giovane imprenditore agricolo.

«I nostri lavoratori vanno tutelati, anche se quotidianamente cittadini sconcertati mi chiedono come mai è tutto così complicato lavorare con Villadose, e io con la mia amministrazione che copro sempre, che cerco di mediare, che giustifico menzionando una burocrazia farraginosa ed ingiusta - scrive Ilaria Paparella -. Non sarà mica colpa di quei poveri dipendenti? Poi però mi capita di lavorare con altri uffici tecnici e scopro che ti aiutano, mi telefonano se manca qualcosa, cercano di interpretare la legge in modo da agevolare le persone che lavorano, danno consigli, tra scegliere se chiedere un documento arbitrario in più o in meno. Stupore. Non lo chiedono. Incredibile. Saranno degli incoscienti questi allora».

La vicesindaco è arrabbiata, usa l’ironia ma è incontenibile: «Chissenefrega non fatemi passare più nulla, perché se l’Italia non riparte è perché ci sono finanziamenti che si perdono perché si preferisce guardare il particolare, il cavillo dietro cui tutelarsi, la prudenzialità di appesantire tutto l’appesantibile perdendo di vista le potenzialità di piccole aziende, piccoli cittadini, piccoli professionisti, piccoli cretini che a fine mese non possono contare su un bonifico e di tutele non ne hanno nessuna». La conclusione è pesantissima: «Legge in copia il mio tecnico e il mio avvocato riservandomi eventuali azioni legali se dovessi perdere il finanziamento Avepa».

E ancora: «I cittadini devono sapere che anche noi a volte definiti ‘politici’ inconcludenti e senza giustizia siamo succubi di un sistema molto più forte di noi che possiamo provare a combattere ma con armi spuntate». Nello sfogo Ilaria Paparella elenca anche le varie richieste che le sono state sottoposte dall’ufficio tecnico del comune di Villadose. A molte ha risposto ma le osservazioni degli uffici sembrano continuare e, questo è sicuro, il vicesindaco imprenditore ha perso la pazienza.

«Verrà fatta luce sull’accaduto per accertare eventuali responsabilità». Non vuole dire di più il sindaco di Villadose, Gino Alessio, sul caso che coinvolge l’ufficio tecnico del Municipio e il suo vice sindaco, la 33enne imprenditrice Ilaria Paparella che si è scagliata contro i funzionari senza ambiguità e con una certa violenza verbale a causa di una pratica ferma da mesi per la realizzazione di una serra. L’ufficio tecnico del comune di Villadose è stato anche al centro di un recente dibattito legato all’insediamento di un allevamento di visoni da pelliccia culminato in un consiglio comunale aperto tenutosi il 5 ottobre al quale hanno assistito oltre 100 persone e con una manifestazione qualche giorno dopo.

Al comune di Villadose era arrivata una semplice Scia, un normalissima pratica edilizia. «Questo allevamento ci sta stretto, non lo vorremmo. Anche per le segnalazioni contrarie che stiamo ricevendo e il rischio cattivi odori. Stiamo chiedendo integrazioni tecniche all’Ulss. Stiamo coinvolgendo la Provincia, competente in materie ambientali - spiegava Alessio lo scorso settembre -. Purtroppo la scoperta amara è che gli allevamenti esistenti sono molto tutelati. La regione ritiene i visoni poco impattanti. Anzi, questo insediamento risulterebbe alleggerire il carico ambientale in loco rispetto all’attuale». La richiesta dei privati è arrivata all’ufficio tecnico di Villadose nella prima metà di agosto. «Ma noi siamo entrati in gioco solo a seguito dei pareri obbligatori dell’Ulss che sono arrivati in Comune il 14 di settembre», spiegava Alessio tre mesi fa. Al momento pare che gli animali non siano ancora arrivati nell’allevamento esistente in via Romolo Andreotti. Proprio perché l’ufficio tecnico ha chiesto integrazioni e adeguamenti che l’azienda sembra stia realizzando.

Ma la protesta è stata vibrante, per mesi sono stati affissi fuori dalle case della zona più prossima all’allevamento delle lenzuola che per dire «No ai visoni». La Scia però non una pratica che necessità di un sì o un no da parte degli uffici o del consiglio comunale o della giunta. Basta che sia tutto regolare e consentito e diventa accettata. Un iter inventato proprio per agevolare le cose agli utenti. Ma che ha tolto potere alla politica, cioè agli eletti dai cittadini, i quali da amministratori a volte non sono in grado di dire no anche quando vorrebbero, proprio perché le norme non glielo consentono.