Rissa al mare, tre rugbisti a processo. Ruffolo: "Non alzerei mai le mani contro una donna"

Dopo il rinvio a giudizio parla Edoardo Ruffolo che respinge ogni accusa

Edoardo Ruffolo

Edoardo Ruffolo

Rovigo, 20 febbraio 2015 - «La cosa che fa più male è essere stato accusato di avere picchiato una donna. Un gesto che non farei mai. E che anzi considero uno dei più brutti che una persona possa commettere. Fa soffrire essere accusati di qualcosa che assolutamente non si è fatta». Sono queste le prime parole, a caldo, pronunciate da Edoardo Ruffolo, terza linea della Rugby Rovigo, che è stato rinviato a giudizio dal tribunale di Ferarra accusato di lesioni insieme ai compagni Marco Frati e Billy Ngawini. La ricostruzione dell’accusa, infatti, indicherebbe Ruffolo come il responsabile delle lesioni riportate da Maria Silvana Guzzo, fidanzata di Luca Asnicar (figlio del titolare del Malua, locale di Lido di Spina), colpita due volte durante il parapiglia e riportando conseguenti lesioni guaribili in un mese. Accuse che l’atleta della Rugby Rovigo respinge con convinzione: «Non lo farei mai - spiega -. In quella serata, sono intervenuto solo per dividere i miei compagni che stavano litigando con il barista, Luca Asnicar, e addirittura in quell’occasione mi sono beccato io un pugno in faccia. Poi, sono stato sempre io a chiamare i carabinieri, mentre stavo portando i miei compagni verso l’uscita per tornare a casa. Quella ragazza non l’ho nemmeno mai vista».

Una tesi sostenuta anche dal suo avvocato difensore, Fabio Zanelli, del foro di La Spezia. «Il parapiglia scoppiato quella sera va diviso in due fasi temporali - spiega -. La prima, l’alterco scoppiato tra due rugbisti e Luca Asnicar, in cui Ruffolo è finito in mezzo per fare da paciere, bloccare il diverbio e portare via i suoi compagni di squadra. Proprio in quell’occasione, oltre ad Asnicar, anche Ruffolo è stato beccato da un pugno, per cui ha già sporto querela, ma in sede di giudice di pace. La seconda parte, ovvero quella che vede Ruffolo accusato di aver tirato un pugno alla ragazza, la contestiamo in modo fermo. Ci sono molti testimoni che ascolteremo in sede dibattimentale e che confermeranno che non è stato Edoardo, che stava già uscendo dal locale. Non abbiamo presentato richiesta di patteggiamento: la nostra intenzione è proprio chiarire davanti al giudice che non è stato Ruffolo. Chi sia stato non sappiamo: il mio cliente era già fuori dal locale e stava chiamando i carabinieri».

Diversa la posizione degli altri due imputati. Come conferma l’avvocato difensore, Federico Cogo, del foro di Rovigo, le lesioni quella sera sarebbero state reciproche: anche Marco Frati, accusato di aver tirato un pugno a Luca Asnicar, infatti ha sporto denuncia per un pugno ricevuto in quel contesto. La lite tra i due, infatti, sarebbe scoppiata in seguito a pesanti provocazioni del barista, anche lui ex rugbista, nei confronti di Frati, anche a livello famigliare. Poi il diverbio, concitato, degenerato, che ha portato lesioni in entrambe le direzioni. E Billy Ngawini che si sarebbe intromesso, insieme a Ruffolo, per sedare gli animi. Nel caso di Frati, la richiesta di patteggiamento è stata rifiutata mercoledì scorso perché non accompagnata da un risarcimento del danno. Ma prima di arrivare in dibattimento, con ogni probabilità, sarà ritentata questa carta.

Caterina Zanirato