CHIARA CASCIO
Cronaca

Bullo a 8 anni a Jesi, i genitori: "Manderemo i nostri figli in aula, ma abbiamo paura"

I familiari degli alunni-vittime pronti ad andare fino in fondo dopo lo sciopero: "La dirigente dovrà trovare una soluzione". Altrimenti scatta la denuncia

Il bullismo nelle scuole rischia di diventare una piaga. Clamorosa la protesta a Jesi

Jesi (Ancona), 30 gennaio 2022 - "Domani ci sarà il rientro a scuola per i nostri figli, ma con molta paura". Sono ore di tensione per i genitori degli alunni di una scuola primaria jesina che hanno proclamato lo sciopero di due giorni contro gli episodi di bullismo in classe. Quattordici bambini sono rimasti a casa giovedì e venerdì per volere delle famiglie che non si sentivano più al sicuro nel sapere i figli in aula.

Lo sciopero dei compagni di classe: "Ci picchia". Lasciato solo in aula

Della classe, l’unico presente a lezione lui, il bullo. Un bambino di 8 anni nei confronti del quale le famiglie chiedono alla direzione scolastica provvedimenti disciplinari, perché stanchi delle angherie subite dai compagni. "Faremo rientrare i nostri figli a scuola con molta preoccupazione perché non siamo tranquilli a lasciarli in classe - dicono i genitori -. Speriamo di trovare presto una soluzione definitiva con la dirigente e che le nostre richieste vengano accolte, a breve anche tramite legale".

Per le famiglie, infatti, le soluzioni individuate ad oggi dalla scuola non sono sufficienti e, in attesa che la dirigenza chiarisca se adottare o no i provvedimenti sollecitati con la protesta, hanno già affidato l’incarico all’avvocato Roberta Strampelli. "Sono due anni che i nostri piccoli subiscono botte, interruzioni di lezioni, parolacce e insulti da parte di quel bambino - sostengono i genitori-. Ci sono stati un dente rotto a un compagno, pugni in testa a una bimba, l’amuchina negli occhi ad un’altra. E poi anche un naso gonfio. Mandereste i vostri figli a scuola se sapeste che potrebbero essere picchiati?".

I genitori hanno già fatto una relazione al vice Questore, mentre la scuola si è mossa attivando figure professionali. "Le maestre le hanno provate di tutte ma nulla -. sostengono le famiglie -. Noi abbiamo mostrato estrema pazienza e interesse all’inclusione del bambino e della famiglia stessa, anche cercando più volte un contatto diretto con i genitori e la scuola, proponendo e chiedendo iniziative per il miglioramento della situazione. Visto che però non ci sono stati risultati, dopo due anni, ci siamo mossi con uno sciopero di protesta, con il solo obiettivo di garantire il diritto all’istruzione ed alla incolumità fisica e psicologica di tutti i bambini e non di uno solo".

Lidia Prosperi, la dirigente dell’istituto comprensivo "San Francesco" cui appartiene la scuola jesina, non nega l’esistenza della problematicità: "L’istituto sin da subito si è attivato, adottando tutte le misure possibili in queste situazioni - aveva dichiarato al Carlino -. Sono state effettuate riunioni online, è stato attivato lo psicologo e altre figure professionali esperte. É stato fatto tutto ciò che una scuola può fare in questi casi". E sulle dichiarazioni dei genitori aveva detto: "Credo che i toni utilizzati per descrivere questa circostanza siano esasperati".