Contagi, Ancona supera Pesaro

Nella prima ondata era stata una delle zone più colpite del Centro

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di Alessandro Di Marco

Era nell’aria e alla fine il sorpasso della provincia di Ancona su quella di Pesaro si è consumato già in questo mese di ottobre, peraltro proprio il giorno in cui nelle Marche il numero delle vittime Covid positive è tornato a salire in modo evidente, sei in 24 ore. Con le ben 220 infezioni di ieri (nettamente battuto il primato di giovedì a quota 158) da inizio pandemia diventano 3.768 i casi totali in provincia, mettendo appunto la freccia rispetto ai 3.674 di Pesaro. Un dato che fa impressione sia per la celerità con cui si è concretizzato il ribaltone, sia perché solo fino a pochi mesi fa sembrava irrealistico uno scenario del genere in quanto proprio il Pesarese era stata una delle aree più colpite di tutto il centro Italia dal primo tempo del virus.

Ancona, insomma, capoluogo regionale dei contagi anche ieri con 220: seguono Macerata a 117, Ascoli 62, Fermo 49, Pesaro 44 e 32 di fuori regione. In totale fanno dunque 524 casi con un’incidenza dei positivi rispetto ai tamponi effettuati (1.968 quelli per le nuove diagnosi) in lieve calo a livello marchigiano. Si è infatti passati dal 29.8% di giovedì al 26.6% che resta pur sempre un quoziente decisamente elevato, ovvero con più di un positivo ogni quattro persone esaminate.

Uno su quattro è anche la media dei cosiddetti ignoti del virus (ieri 143 su 524), ovvero quanti sono risultati infetti, ma al momento non è stato possibile per i tracciatori dell’Asur risalire a come e dove siano stati contagiati. Un termometro importante che purtroppo dimostra come il Covid rischi di uscire dai radar dei ‘cacciatori’, sia per la sua diffusione ormai assai ampia sul territorio, sia perché molti dei positivi hanno una vita sociale ancora piuttosto accentuata, tale da rendere difficile individuare il soggetto contagiante, magari asintomatico e ignaro del fatto di poter continuare a trasmettere il virus a chiunque abbia contatti ravvicinati.

Tra i 528 casi di ieri, 134 riguardano contatti stretti di altri positivi, 99 avvenuti in ambito domestico-familiare, 15 in ambiente scolastico-formativo e 10 in setting sanitario. Ma ieri è stato anche il giorno della preoccupante impennata delle vittime: sei su scala regionale inserite nel bollettino di ieri del Gores, tutte già alle prese con altre patologie tra i 74 e gli 87 anni di età. Tra questi un 87enne di Arcevia deceduto all’ospedale di Senigallia, oltre a quattro persone residenti nell’Ascolano, un 86enne di Monte San Pietrangeli (Fermo) e una 85enne della località pesarese di Sassocorvaro. In questo modo attualmente sono 1.019 da inizio pandemia le persone positive al Covid decedute nelle Marche su 13.619 contagiati totali.

Intanto sfondano il tetto di quota trecento le ospedalizzazioni nelle Marche con una crescita di cento unità in appena sette giorni. Si è infatti passati dalle 201 degenze di una settimana fa alle 301 di ieri con una crescita di 15 ricoveri rispetto a giovedì. Oltre al sold out di Torrette, salgono le presenze degli altri ospedali provinciali a cominciare dall’’Urbani’ di Jesi con trenta ricoveri, di cui sei in Pronto soccorso. ‘Covid hospital’ a tutti gli effetti anche Senigallia con otto pazienti, mentre ce ne sono cinque a Fabriano al Pronto soccorso in attesa di essere smistati eventualmente in altre strutture.

Dopo il balzo di giovedì (più 7 presenze), ieri è rimasto invariato il dato relativo ai malati Covid nelle terapie intensive marchigiane, fermo a 39. Un andamento che Regione e Asur stanno monitorando in maniera costante, perché è probabile come eventuali ulteriori restrizioni su scala territoriale passino proprio per la quantità di persone che necessitano di essere intubate. Al momento, in questo senso, un po’ di margine sembra esserci, visto che fortunatamente si è ancora lontani dal dato di sette mesi fa in pieno lockdown: il 30 marzo, infatti, i ricoveri in intensiva erano ben 168, dunque oltre il quadruplo di quelli attuali.