"Covid e guerra, ragazzi allo stremo. Disagi, ansie e fobie già a 10 anni"

Si abbassa l’età di chi subisce gli effetti di questi terribili anni. Il dottor Michele Severini dal Salesi: "Nel 2021 abbiamo ricoverato 60 pazienti gravi e quest’anno il trend è lo stesso. Ecco cosa si può fare"

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di Pierfrancesco Curzi

Pandemia, lockdown, didattica a distanza e adesso anche la guerra in Ucraina: sono drammatici gli effetti sulle giovani generazioni. I nostri ragazzi obbligati a restare chiusi in casa, alcuni di essi hanno riportato serie conseguenze a livello emotivo, dai disturbi alimentari ai gesti auto-lesivi. Se prima dell’emergenza Coronavirus il quadro era serio, oggi, 26 mesi dopo lo scoppio dell’emergenza pandemica, la situazione è devastante. La conferma arriva dal dottor Michele Severini, responsabile della struttura operativa ‘Disturbi dell’alimentazione in età evolutiva e in comorbilità con patologia psichiatrica’ del Salesi. Partiamo dai numeri: "Dal 2020 a oggi i casi di lesioni auto inferte nei minorenni sono cresciute del 20-30%, qualcosa di più le patologie legate ai disturbi alimentari – spiega il dottor Severini – La cosa più preoccupante, tuttavia, è il drastico abbassamento dell’età del disagio, passata dai 15-17 anni ai 10-12 anni. Nel 2021 abbiamo ricoverato 60 pazienti gravi, un aumento netto rispetto al periodo pre-pandemico e il trend è identico quest’anno. Sono aumentati i casi di depressioni, ansie, innescate proprio dalla mancanza di relazioni imposta dal virus, con le scuole chiuse e le lezioni a distanza. Molti ragazzi sono seduti sul divano e non hanno più reagito, complici anche situazioni familiari particolari. Famiglie sempre più a disagio e adesso le conseguenze della guerra potrebbero peggiorare le cose. Mi aspetto una nuova ondata nel giro di pochi mesi se le armi non tacciono".

Le ultime tendenze distruttive fanno davvero paura: "Sui disturbi alimentari l’ultima frontiera purtroppo è quella di non mangiare e bere per una settimana. Ci siamo ritrovati ragazzine disidratate, vicine alla morte. Sul fronte delle lesioni qui vediamo minorenni che si tagliano con coltelli o altri arnesi, graffi, sigarette spente sul corpo; gesti eclatanti spinti dalla rete social addirittura con dei tutorial su come infierire sul corpo senza farsi accorgere. Siamo a questo punto. Infine ci sono i disturbi da ansia, fobie scolari, insonnia, mal di testa costanti. Le influenze negative adesso arrivano dall’esterno, c’è la vergogna e il moltiplicatore dell’emozione, un tempo le patologie erano più lineari, seppur drammatiche, ora i sintomi sono più gravi, i disturbi ossessivi".

Cosa fare per limitare la deriva: "Le componenti che devono agire in accordo sono l’area medica, quella psicologica e quella sociale, oltre alla famiglia. È bene ricordare anche i risultati che si ottengono, seguendo traiettorie diagnostiche, senza dare etichette ai pazienti. Bisogna evitare che loro arrivano al livello del ‘pianeta’ del disturbo bipolare. Farmaci e processi terapeutici riescono a salvare tantissime vite e chi riesce a guarire spesso è come se rifiorisse. Noi lavoriamo sulle emergenze, poi però serve che il territorio funzioni". E un ruolo vitale, infine, lo deve giocare la scuola: "Va coinvolta più a fondo e la sua funzione non deve essere quella di giudicare. I ragazzi in difficoltà devono essere presi per mano dopo i lockdown e la dad. La prima ripartenza nella primavera 2020 e poi le nuove ondate e chiusure hanno avuto effetti drammatici".