Cure domiciliari Covid Marche, i medici ospedalieri: "Blocchiamo tutto"

Le organizzazioni sindacali contestano il progetto dell’assessore Saltamartini, già approvato in Consiglio regionale: "Nessuno ci ha contattato sulle modalità e sulla retribuzione del servizio. Ci sono ancora molti nodi da affrontare e risolvere"

Filippo Saltamartini, 63 anni, è assessore alla Sanità delle Marche

Filippo Saltamartini, 63 anni, è assessore alla Sanità delle Marche

Ancona, 9 ottobre 2021 - Dalle visite ai pazienti a casa a semplici consulti telefonici, si sgonfia e rischia di non partire subito il progetto presentato e approvato in Consiglio dall’assessore regionale alla Sanità, Filippo Saltamartini sulle cure domiciliari agli ammalati Covid. Un provvedimento partorito forse troppo in fretta, proposto e quasi imposto alle direzioni delle aziende ospedaliere (Marche Nord, Torrette e Inrca) e quella sanitaria regionale (con tutti gli altri ospedali) senza valutare una serie di punti cardine.

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Soprattutto senza chiedere il parere degli attori principali, ossia i medici ospedalieri specialisti per diverse categorie e delle organizzazioni sindacali. In un vertice di alcuni giorni fa tra direzione sanitaria e amministrativa di Ospedali Riuniti Ancona e le sigle sindacali sono emersi ostacoli al momento insormontabili. Al punto da ipotizzare una sospensione del provvedimento.

"Hanno fatto i conti senza l’oste – spiegano i rappresentanti delle organizzazioni sindacali in seno all’azienda di Torrette – e adesso dovranno rivedere un po’ di aspetti. Per ora la richiesta avanzata dall’azienda è di partire con l’uso di un cordless a disposizione dei medici che aderiranno al piano, da usare per i consulti. Anche qui le aziende non hanno specificato come verranno valutate e pagate le consulenze".

"Non è chiaro se la cosa andrà fatta durante il servizio, in regime di reperibilità, nulla – continuano i sindacati –. Nessuno ha pensato bene di avvertire i professionisti e tanto meno i sindacati che si sono trovati davanti al fatto compiuto. Non è così che funziona però, per questo abbiamo espresso la nostra volontà unanime di sospendere il provvedimento e il servizio fino a quando non sarà tutto più chiaro e delineato, punto per punto. Forse non è chiaro, ma qui si rischia il comportamento antisindacale".

Analizzando le carte, dai protocolli d’intesa alle informative, e valutando gli esiti degli incontri sindacali, cresce la sensazione che le direzioni delle aziende si siano trovate nella scomoda posizione di accettare la misura imposta dall’alto senza verificarne la fattibilità. Tanti i nodi scoperti, a partire dalla tipologia e dalle modalità di svolgimento del servizio, fino alla retribuzione del medesimo. Nella riunione, molto accesa, a Torrette dell’altro giorno nessuno dei dubbi è stato chiarito, da qui l’unanime parere di tutte le sigle sindacali presenti di bloccare, quanto meno temporaneamente, l’esperimento.

Una richiesta che adesso la direzione aziendale valuterà soprattutto alla luce di un parere condiviso con i vertici della sanità di Palazzo Raffaello, al netto dell’assenza di un dirigente dopo le dimissioni di Lucia Di Furia. Ormai era tutto pronto, il provvedimento era passato in Consiglio regionale alcune settimane fa dopo l’annuncio alla stampa da parte dell’assessore Filippo Saltamartini: 84 medici specialisti pronti a mettersi a disposizione per visite domiciliari a pazienti Covid da valutare, con l’obiettivo, assolutamente nobile e funzionale, di limitare le ospedalizzazioni. Al tempo era rimasta in secondo piano la parte legata al teleconsulto da parte degli stessi professionisti con i pazienti e con i medici di base e le squadre Usca.