REDAZIONE ANCONA

Ex Tambroni, il tempo s’è fermato. Macchinari e vasche sigillate

Viaggio nella grande incompiuta che il Comune vuole recuperare per trasferire le case di riposo

Viaggio nella grande incompiuta che il Comune vuole recuperare per trasferire le case di riposo

Viaggio nella grande incompiuta che il Comune vuole recuperare per trasferire le case di riposo

Si può fare. Il nostro riferimento a una famosa citazione cinematografica, in realtà è legato alla possibilità di poter recuperare un edificio inaugurato e poi subito chiuso quasi vent’anni fa. Stiamo parlando dell’ex Tambroni, la struttura per anziani non autosufficienti, abbandonata dalla fine del 2005, su cui le istituzioni stanno cercando di fare quadrato. Come anticipato ieri dal Carlino le cose si stanno muovendo e la possibilità di un recupero di quel sito appare più concreta. Un progetto reso fattibile dall’opportunità di non dover demolire e ricostruire, ma adeguare. E il nostro ‘Si può fare’ riguarda proprio la possibilità di effettuare un intervento ‘leggero’ e regalare una struttura dedicata agli anziani di cui il territorio comunale ha urgente bisogno.

Così, ieri mattina, abbiamo voluto vedere da vicino se effettivamente le condizioni strutturali dell’ex Tambroni, per quanto possibile analizzare, siano compatibili con una tipologia di intervento appunto ‘leggero’. In effetti, al netto di alcune parti esterne chiaramente ammalorate dal tempo e dalle intemperie, per essere rimasta in disuso da quasi un ventennio, l’area dell’ex Tambroni offre uno sguardo tutt’altro che drammatico.

Nonostante il cancello d’ingresso chiuso, entrare nell’area non è affatto difficile da più fronti. Le piccole manutenzioni effettuate dal personale dell’Inrca (l’istituto è proprietario del sito) nel tempo hanno reso la situazione meno border line. Le tracce di presenze nel corso degli anni sono evidenti e vanno oltre le decine di murales realizzati su pareti esterne e altre interne e intonse. A terra i resti di fuochi pirotecnici, oltre all’effetto domino di un albero al margine dell’area caduto a causa del maltempo e finito addosso, abbattendolo, a un palo dell’illuminazione. Gli ingressi nella struttura sono stati sigillati, ma da fuori è possibile osservare l’incredibile ordine che regna all’interno nonostante il lungo silenzio dentro quelle mura. Ci sono ancora, addirittura, letti tecnici e macchinari nuovi e impacchettati, tra cui delle vasche speciali per le persone non autosufficienti. Pavimenti perfetti, porte e infissi in ottimo stato, così come i termosifoni. Sembra che il tempo lì dentro si sia davvero fermato.