Francini mattatrice nella "Coppia"

Successo per lo spettacolo tratto da un lavoro di Dario Fo e Franca Rame: oggi ultima replica alle Muse

Francini mattatrice nella "Coppia"

Francini mattatrice nella "Coppia"

Nonostante il Nobel per la Letteratura e nonostante la sua popolarità all’estero, paragonabile soltanto a quella di Pirandello (Premio Nobel anche lui), la frequenza di nuove rappresentazioni dell’immenso corpus teatrale di Dario Fo, risulta, in Italia, singolarmente rarefatta.

Forse perché la memoria dei suoi spettacoli è ancora troppo fresca per farne percepire lo status di classico, forse per la sua divisiva militanza politica o forse, più probabilmente, per il timore degli attori di cimentarsi non tanto con la sua testualità, ma piuttosto con la sua formidabile capacità di interprete (la mimica, il gramlot), certo è che quei rari tentativi di rimetterlo in scena (concentrati in prevalenza sul Mistero Buffo) si sono spesso arrestati a una mera ripetizione dello spettacolo "così come lo faceva Dario Fo" (ma ovviamente in peggio) invece che sottoporlo a una doverosa reinterpretazione attraverso le lenti del presente, garantendone così la resistenza all’usura del tempo.

Tutto questo preambolo non vale però per "Coppia aperta quasi spalancata", messa e rimessa in scena ininterrottamente in tutto il mondo (Italia compresa) da ben 40 anni.

E questo perchè, a mio giudizio, si tratta di un testo di Franca Rame e Dario Fo (che alla stesura partecipò solo marginalmente) e non il contrario.

E dunque se Dario Fo è inimitabile, Franca Rame, pur bravissima attrice, può essere affrontata senza complessi di inferiorità. Ed è quello che fa Chiara Francini, funambolica sia a livello fisico che vocale, autentica mattatrice che diverte il pubblico interagendoci sapientemente.

Qualche adattamento del testo per renderlo più ammiccante verso l’attualità ed ecco che quella che era un’opera provocatoria e scandalosa (e un po’ autobiografica) quasi mezzo secolo fa, diventa una scintillante commedia all’inglese su temi che oggi, nell’era delle separazioni consensuali e dei femmicidi in seconda serata, dovrebbe ormai mettere tutti d’accordo. Inevitabile la messa in ombra del pur bravo Alessandro Federico che non può competere con lo strabuzzamento d’occhi, la fenomenale capacità di articolazione delle falangi e la mobilità della mascella di cui era capace Dario Fo.

Ultima replica oggi pomeriggio alle Muse di Ancona alle ore 16.30.

Luigi Socci