Gru crollata, l’ipotesi del cedimento dei bulloni

Incidente sulla piattaforma Eni, la gru non sarebbe stata in tensione, quando è caduta in acqua. Sarebbe caduta verticalmente, non inclinata, risparmiando di fatto la vita a chi si trovava sull’imbarcazione (una supply vessel, da supporto a operazioni di carico e scarico), che altrimenti sarebbe stata schiacciata, ma non al gruista che la stava manovrando. Il particolare è emerso ieri, nel processo che è in corso al tribunale di Ancona davanti al giudice Corrado Ascoli, su quanto accaduto il 5 marzo 2019 sopra la "Barbara F.", piattaforma dell’Eni che si trova nello specchio d’acqua di Falconara. L’incidente è costato la vita a Egidio Benedetto, 63 anni, abruzzese. Il gruista era finito in mare con tutto l’abitacolo, dopo che la gru si era spezzata appena sotto la cabina. A recuperare il corpo del dipendete erano stati i sommozzatori dei vigli del fuoco, lo avevano trovato ormai inabissato. Per quell’incidente in quattro, più la società Eni, sono finiti a processo per concorso in omicidio colposo e lesioni colpose. Sono il direttore della piattaforma, l’allora rappresentate legale Eni, l’armatore e il comandante della nave. Quando la gru si piegò era in corso il carico di una cisterna vuota di azoto dalla piattaforma alla nave attraccata. Il braccio meccanico sarebbe rimasto impigliato creando quindi resistenza e infine la rottura. Stando però all’addetto delle comunicazioni che era in servizio alla consolle dei comandi della nave, e ha assistito alla manovra dopo avere detto che erano pronti a ricevere il carico, "la manovra è iniziata in maniera perfetta e la cisterna era allineata alla zona di carico dell’imbarcazione – ha riferito il teste –. La gru è venuta giù verticalmente, come se non fosse sottoposta a tensione, altrimenti sarebbe finita sulla coperta dell’imbarcazione e non sarei stato qui a raccontare". Questo particolare avallerebbe la tesi dell’accusa, secondo cui possono essere stati i bulloni che tenevano ferma la gru alla piattaforma ad aver ceduto, perché, come emerso dalle consulenze di parte della pm Irene Bilotta, erano in parte già usurati. Un cedimento quindi non propriamente dovuto all’aggancio della cisterna in fase di scarico e che è poi entrata in contatto col corrimano dell’imbarcazione. Ieri sono stati sentiti anche altri lavoratori. Un gruista ha riferito di avere sentito "un forte rumore, di lamiere di ferro" e di essere riuscito a scappare in tempo. Sul controllo da eseguire prima delle operazioni, la check-list, la pm ha chiesto se comprendeva anche lo stato dei bulloni e la risposta è stata sì, ma soltanto dal punto di vista visivo, non strutturale. La prossima udienza è fissata al 27 novembre.

Marina Verdenelli