I moscioli non ci sono. Ma i pescatori di frodo sì

La raccolta è stata posticipata al 15 giugno proprio perché il mitile è a rischio. Ma dal Passetto a Portonovo gli abusivi si immergono senza alcun controllo.

Pescatori di moscioli (e venditori) abusivi in barba ad ogni divieto. È quanto continua ad accadere da giorni tra il Passetto e Portonovo. Monta l’indignazione soprattutto nella baia cittadina ai piedi del Monumento ai Caduti, dove alcune persone continuano a immergersi in acqua per riempire le proprie reti di moscioli. Scendono in profondità con il raschietto e il retino, ma senza boa segnalatrice rossa per non dare nell’occhio. Poi, riemergono carichi di moscioli, che lavano sugli scogli, puliscono e (talvolta) vendono, senza alcuna ricevuta. "Questa gente se ne frega di tutto, non gli importa neppure della acclarata carenza di moscioli", sbotta un grottarolo, che ha scelto di telefonare al Carlino dopo che – denuncia – il Comando dei vigili non risponde. E anche laddove rispondesse, saremmo poi alle solite: il tempo di intervenire, dopo il rimbalzo di competenze Capitaneria e polizia locale, sarebbe forse troppo lungo. E i pescatori abusivi (spesso soltanto privati cittadini habitué della spiaggia) la farebbero franca sempre e comunque.

Il tutto alla faccia dell’ordinanza che vieta la pesca e posticipa la raccolta del mosciolo dal 15 maggio al 15 giugno per obiettiva carenza. "Anche gli anni passati – dice una signora – c’erano diverse persone che uscivano dall’acqua coi moscioli. Ne prendono molti più chili del consentito e qualcuno li vende abusivamente". Illeciti su illeciti, in particolar modo oggi che il mosciolo non è più sulle nostre tavole perché i frutti di mare scarseggiano anzitutto in mare. Sugli scogli, non se ne trova più neppure l’ombra, come denunciato spesso da organizzazioni del settore (Cooperativa pescatori e Slow food). Per il nostro caro mosciolo, si è mossa persino l’Università Politecnica delle Marche, che ha annunciato studi di approfondimento per capire cosa ne stia mettendo a rischio la sopravvivenza. E non sarebbe il granchio blu il colpevole, ma proprio i pescatori di frodo, a cui Guardia Costiera e vigili dovrebbero staccare multe salatissime. Perché se il mosciolo, allo stato attuale, non è più vanto da esportare ma prelibatezza da difendere, l’auspicio di tutti noi è che possa tornare sulle nostre tavole. In grotta o a Mezzavalle, sotto gli ombrelloni o ai piedi del Conero. Ma in modo lecito, rispettando l’ambiente e le ordinanze. Che senza multe risultano soltanto lettera morta su carta straccia.