"Il vuoto è fondamentale per creare Con Silvia sarà bello sperimentare"

Vasco Brondi con la Calderoli è oggi tra i protagonisti della prima del "Godai Fest" alla Mole di Ancona

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E’ il giorno del ‘Godai Fest’ alla Mole di Ancona, evento curato da Rodrigo D’Erasmo e Daniele Tortora che parte dai cinque elementi della natura, affidati a Valerio Lundini (Terra), Diodato (Acqua), Meg (Fuoco), Gemitaiz (Aria), Vasco Brondi e Silvia Calderoni (Vuoto), i quali a loro volta li ‘interpreteranno’ affidandosi ad altri artisti da loro scelti, oltre che con una propria performance.

Brondi, come è nata la sua partecipazione, e come si è formato il ‘duo’ con Calderoni?

"Con Rodrigo collaboro da quindici anni. E’ un grande musicista, che ho coinvolto in ogni disco, e un grande amico. Con Silvia le strade si sono incrociate più di recente. Abbiamo già collaborato, e a Rodrigo è venuto spontaneo proporci l’idea".

Lei l’ha definita ‘un compagno d’eccezione’. Ricambia?

"Pur venendo da arti e percorsi diversi abbiamo attitudini simili. L’ho sempre stimata moltissimo e seguivo il suo lavoro da molto prima di conoscerla. Amo la sua radicalità e la grande curiosità di sperimentare. Spesso prevale nell’arte ‘l’estetica del carino’, qualcosa di rassicurante, l’arte di sottofondo. A me interessa l’arte che è questione di vita o di morte. Il consiglio che dava Andrea Pazienza: ‘viscere sul tavolo’. Silvia incarna questo".

Il vuoto evoca il nulla, il silenzio. Difficile trattarlo?

"E essenziale anche per creare qualcosa. Il silenzio è necessario alla musica. Il tempo vuoto è fondamentale per riflettere e per creare. Il tempo e il silenzio sono i grandi lussi del nostro tempo. Il vuoto non te lo puoi comprare, devi creare spazio, andare controcorrente, semplificare la vita".

Cosa ci sarà del Vasco Brondi cantautore e musicista?

"Le canzoni e le mie ricerche su testi e autori in cui il terreno e l’ultraterreno sembrano sfiorarsi. Quel cercare la pace agitandosi. Quel cercare l’essenziale. L’autobiografia di Ghandi, un libro eccezionale, si intitola ‘La storia dei miei esperimenti con la verità’. Anche qui vorrei portare i miei esperimenti con la verità".

E’ favorevole ad abbattere i confini tra generi artistici?

"Per me è sempre stato molto importante sconfinare, essere fuori luogo. Occuparmi di altro. Mi trovo molto bene nei contesti non solo musicali. Non è importante andare su e giù dalle scale musicali ma guardarsi dentro e attorno".

Non c’è il rischio che certe iniziative restino ‘elitarie’?

"Non convenzionali non significa elitarie. Abbiamo artisti profondi e sperimentali, e popolari: Battiato, Dalla, Fellini. Anzi è molto importante coltivare proposte non già incasellate. Solo così l’arte può evolvere".

Raimondo Montesi