Vederla cavalcare il suo cavallo a pelo mentre controlla il gregge nei pascoli sopra San Marcello è uno spettacolo. La cosa più bella è che non c’è niente di artefatto: è il modo in cui Rachele Petrucci, 24enne di San Marcello, compie parte del suo lavoro quotidiano. Sì, perché Rachele è una pastora e tiene le redini dell’azienda agricola Verdetti Catia a San Marcello Piteglio, non lontano dal Passo dell’Oppio. Qui da circa cinque anni produce e vende formaggio di capra e pecora a privati e aziende della zona.
Rachele, com’è iniziata questa passione per la natura e gli animali?
"Fin da piccola seguivo i miei nonni nella stalla e non ho mai desiderato far altro, sapevo che un giorno lo avrei fatto di lavoro. Finite le superiori ho iniziato e da lì è diventato il mio lavoro. Non me ne sono mai pentita: il mio lavoro è vivere all’aperto, stare a contatto con gli animali e coltivare una passione che ho sempre avuto".
I ritmi della natura, però, sono duri...
"Quello sì, ma ogni lavoro ha le sue difficoltà. D’estate, soprattutto, gli animali richiedono molte attenzioni e molte ore di lavoro. Ci si sveglia prestissimo, tutti i giorni, e si finisce di lavorare dopo il tramonto. D’inverno ci sono altre attività, ma almeno la giornata è un po’ meno lunga". In quanti siete in azienda?
"Ci sono io principalmente e, quando serve, la nonna Catia. Per i lavori più pesanti e duri ci sono mio padre e mio zio che mi aiutano, o il mio fidanzato quando stacca dal suo di lavoro".
Com’è il rapporto con gli animali?
"Abbiamo un gregge di circa 140 pecore di razza massese, oltre a qualche decina di capre. Con loro produciamo pecorino a latte crudo e formaggio di capra. Io amo stare con i miei animali. Mi piace accudirli, vedere quando nascono, vederli stare bene e in salute. Sono la mia soddisfazione".
E poi c’è la parte di produzione del formaggio...
"In azienda abbiamo investito per rifare tutta la parte di produzione che gestisco io personalmente. Anche se lo faccio da anni sto affinando sempre di più le tecniche di produzione del formaggio, allargandomi anche con quelli di capra".
Francesco Storai