Jp verso il rinnovo della cassa integrazione straordinaria

Il Governo sembra intenzionato a lanciare l'ennesima scialuppa di salvataggio all'azienda di elettrodomestici

Jp verso il rinnovo della cassa integrazione (foto d'archivio)

Jp verso il rinnovo della cassa integrazione (foto d'archivio)

Fabriano (Ancona), 9 novembre 2019 - Il Governo probabilmente pronto a lanciare l'ennesima scialuppa di salvataggio all'azienda di elettrodomestici Jp concedendo un altro anno di cassa integrazione straordinaria per tutto il 2020, il tredicesimo consecutivo tra l'attuale gestione dell'imprenditore cerretese Giovanni Porcarelli e la precedente guida di Antonio Merloni. "Sembra che ci siano le condizioni per rinnovare il sussidio", é quanto filtra dai sindacati di categoria dopo il contatto informale di mercoledì a Roma con i vertici tecnico-politici del Ministero dello Sviluppo Economico, durante la riunione dedicata ad Electrolux, in cui si sarebbero verificate le prime aperture all'estensione del paracadute sociale.

Lo Stato, dunque, sarebbe già al lavoro per trovare la formula tecnica ad hoc per concedere il settimo anno consecutivo di ammortizzatori straordinari dell'era Jp (a cui si aggiungono i cinque precedenti della Ardo-Antonio Merloni), misura ritenuta indispensabile dall'imprenditore e dalle parti sociali per salvare gli oltre seicento dipendenti di un'azienda che senza il rinnovo della cassa rischia la chiusura e la relativa ecatombe occupazionale tra il territorio fabrianese e il vicino confine umbro. Proprio il fatto che la crisi abbracci due regioni potrebbe portare lo Stato ad assegnare una nuova proroga di dodici mesi in tempi piuttosto brevi, in quanto il sussidio scade a fine anno. Del resto dal confronto della scorsa settimana tra l'imprenditore, il suo legale e i sindacati, è emerso come serva ulteriore tempo per mettere a punto una credibile strategia industriale. Anche per questo motivo è stato annunciato che verrà chiesta al Tribunale fallimentare la proroga di due mesi per presentare il piano di ristrutturazione, inizialmente previsto per il 30 novembre.

"Ci è stato riferito - dicono i sindacati - che c'è ancora da lavorare per raggiungere l'accordo per il concordato con i creditori (le passività complessive sarebbero superiori ai 25 milioni di euro, ndr) e per la stesura di un progetto di rilancio". Ancora una volta (come già avvenuto a più riprese in passato, senza però mai arrivare all'effettiva concretizzazione) é stato ventilato l'interesse di un non meglio precisato partner indistrial-finanziario, probabilmente straniero, che però potrebbe materializzarsi soltanto una volta sistemata la questione concordato assieme a quella del rinnovo dell"ammortizatore di Stato. Intanto il piatto degli ordinativi continua a piangere, visto che in tutto il 2019 si è lavorato con il contagocce e al momento nello stabilimento umbro di Gaifana è previsto che la produzione si arresti a giorni, mentre nei siti fabrianesi ci si dovrebbe fermare, sempre a tempo indeterminato, il 20 novembre, a meno che non si riescano ad ottenere altri ordini last minute. Peraltro in queste settimane il lavoro è sempre andato avanti a giorni alterni coinvolgendo solo una piccola parte degli operai. Insomma, un trend di operatività ridotto ai minimi termini in questo 2019 in cui le tre fabbriche (due di Fabriano, una di Gaifana) sono state aperte complessivamente per poco più di due mesi, con un segmento a primavera ed un altro in questa fase autunnale, ma con la prospettiva di un nuovo lungo periodo di chiusura e la necessità di aggrapparsi ad ulteriori ammortizzatori sociali per evitare il peggio.