La statua di Donatello è tornata a "casa"

Fabriano, dopo cinque anni di lavori di restauro ieri la collocazione all’interno della Pinacoteca Molajoli tra meraviglia e commozione

Migration

L’arrivo in città è avvenuto nel più stretto riserbo per ragioni di sicurezza e con tutte le accortezze del caso visto il valore del bene stimato dalla Sovrintendenza in un milione di euro. Ma quel che più dispiace alla comunità é la possibilità negata, causa Covid, del festoso abbraccio collettivo al Donatello di Fabriano, ovvero la statua del San Pietro Martire che ieri è tornata dopo quasi cinque anni di restauro a Firenze.

"Quando si potrà, non faremo mancare un evento ad hoc dedicato alla scultura", anticipa il sindaco Gabriele Santarelli che ha voluto pubblicamente ringraziare l’assessore alla cultura Ilaria Venanzoni per il grande lavoro di diplomazia e ‘cucitura’ tra vari enti, includendo Prefettura, Sovrintendenza, uffici comunali e soprattutto il Ministero proprietario della statua tramite il Fec.

"Non era affatto così scontato – aggiunge Santarelli – ottenere questo risultato che permette di valorizzare ulteriormente la nostra pinacoteca, anche se il museo civico non ne avrebbe nemmeno bisogno, in quanto è già riconosciuto a livello nazionale come realtà dotata di opere di grande interesse". Evidente la felicità dell’assessore. "E’ stato un vero gioco di squadra che oggi si concretizza: sono ancora emozionata", le parole proprio della Venanzoni che qualche giorno fa alla vista delle prime foto del Donatello restaurato non era riuscita a trattenere le lacrime. Ieri nuovi momenti di gioia nel guardare da vicino l’opera posizionata alla Pinacoteca Molajoli nella sala dedicata alle opere del Quattrocento. "Un sentito ringraziamento va anche allo studioso fabrianese Fabio Marcelli che 15 anni fa fu il primo a credere nell’attribuzione a Donatello", aggiunge l’assessore in merito all’opera che è sempre stata custodita a Fabriano nella piccola Chiesa San Domenico-Santa Lucia, ora parzialmente inagibile per il sisma, ma solo durante la lunga sosta fiorentina è stato ufficializzato l’imprimatur donatelliano.

Da lì si è aperta una nuova partita, quella legata alla proprietà che inizialmente sembrava essere della Diocesi, se non del Comune stesso, salvo poi venire a capo della vicenda con la consultazione degli atti certificanti l’appartenenza al Ministero. Proprio l’ente ministeriale ha deciso di sottoscrivere l’accordo con il Comune per lasciare l’opera in esposizione a Fabriano, facendo così scattare il conto alla rovescia per la pubblica fruizione, ovviamente possibile solo quando saranno allentate le restrizioni Covid per le strutture museali.

"E’ stato un intervento davvero impegnativo quanto gratificante: la statua è stata perfino sottoposta ad una Tac per monitorarne le condizioni", sottolinea la restauratrice recanatese Anna Fulimeni che nel suo labiratorio di Firenze ha ridato luce all’opera. Un’operazione assai apprezzata dalla Soprintendente Marta Mazza e dal collega Pierluigi Moriconi che sottolinea come "adesso la statua è diversa e che avrà modo di vederla ne rimarrà estasiato".

Alessandro Di Marco