L’arte per capire l’intelligenza artificiale

La mostra "01-IO" a palazzo Gallo esplora il rapporto tra intelligenza artificiale e umanità. L'AI suscita domande sull'emotività e il pensiero umano, con prospettive ambigue sul futuro.

Che cos’è l’AI? In che modo ci percepisce la tecnologia? Quali i futuri possibili tra uomo e web? La risposta l’ha avuta chi, a palazzo Gallo, ha visitato la mostra "01-IO: il punto di vista dell’intelligenza artificiale attraverso la sua arte", nata da un’idea di Federico Gallo Perozzi che si è realizzata anche grazie al Comune e all’associazione culturale Mac (Manifestazioni artistiche culturali). In circa venti minuti è stato possibile visitare l’esposizione, inquadrando col cellulare i QR code sotto ogni quadro e ascoltare l’AI, l’intelligenza artificiale, illustrare le proprie opere. Il manifesto della mostra catturava subito l’attenzione con il gioco di parole "01-IO" che sembrano quasi a specchio: 01 fa riferimento al codice binario che fa funzionare i computer, ed è il nome dell’AI, l’artista che ha creato i quadri e con cui si poteva dialogare. "IO" invece rappresenta l’essere umano. Con questi quadri 01 ci vuole mostrare un dialogo possibile tra lei e l’essere umano e ci spinge a chiederci: l’AI potrà provare emozioni e pensare come un uomo? Persino il CEO di OpenAI Sam Altman ha confessato di essere "un po’ spaventato" dalla sua creazione, ChatGPT. Essa può superare l’esame da avvocato e ottenere il punteggio massimo in diversi esami universitari. Viene già utilizzata da insegnanti per generare piani di lezione e quiz per gli studenti, ed è solo l’inizio. Altman sa che l’AI può dare vita a nuovi lavori, ma è anche cosciente del fatto che potrebbe portare a scenari inimmaginabili.

Martina La Cecilia

e Lorenzo Lucioli IIID