REDAZIONE ANCONA

L’olocausto entra nella Mole: sul palco "La Banalità del male"

Il festival 'Popsophia' presenta il philoshow "La Banalità del male", che esplora come la Shoah sia stata raccontata nel cinema e nell'immaginario collettivo. Il viaggio affronta l'animo umano tra memoria e oblio, con canzoni che hanno segnato l'immaginario sull'Olocausto. L'ingresso è gratuito con prenotazione obbligatoria.

L’olocausto entra nella Mole: sul palco "La Banalità del male"

Ricordare la Shoah attraverso il racconto che di essa è stato fatto sugli schermi cinematografici, dal film hollywoodiano più celebre, ‘Schindler’s List’ di Steven Spielberg, alla controstoria di ‘Bastardi senza Gloria’ di Quentin Tarantino, passando per il successo internazionale del pluripremiato ‘La vita è bella’ di Roberto Benigni. E dall’altro lato la filosofia, che si è interrogata su quella "banalità del male" che ha segnato il Novecento secondo la definizione della filosofa Hannah Arendt.

Il festival ‘Popsophia’ si misura con una nuova sfida: andare al di là della commemorazione per capire, con le lenti della filosofia, come il male assoluto dell’olocausto è stato ed è raccontato della cultura visuale e dall’immaginario collettivo. E’ possibile ricordare ciò che non può e non deve essere dimenticato, senza cadere in rappresentazioni rassicuranti o banalizzanti? La risposta la dà il nuovo philoshow "La Banalità del male", in programma questa sera (ore 21.15) alla Mole Vanvitelliana in occasione della Giornata della Memoria.

E’ un viaggio che scende negli abissi dell’animo umano, tra memoria e oblio, con le canzoni che hanno segnato il nostro immaginario sull’olocausto e che saranno realizzate dalla band Factory: dal canto ebraico ‘Gam Gam’ fino all’inconfondibile tema per violino e piano del film ‘Schindler’s List’ o a canzoni "manifesto" come "Dio è morto". Ad accompagnare la direttrice artistica di ‘Popsophia’ Lucrezia Ercoli in questa narrazione intensa e complessa sarà Andrea Minuz, docente di Storia del cinema e Teoria e analisi della sceneggiatura all’Università La Sapienza di Roma e autore di saggi e libri dedicati a Shoah e cinema tra cui "La Shoah e la cultura visuale. Cinema, memoria, spazio pubblico".

"Il cinema ha avuto un ruolo del tutto rilevante nel processo della costruzione pubblica di una memoria della Shoah e allo stesso tempo, come sappiamo, è stato oggetto di critiche radicali – afferma Minuz - Seguendo quest’ultime, il cinema avrebbe sfruttato in chiave spettacolare il tema dell’Olocausto e, più di altri medium, sarebbe l’agente principale di una banalizzazione dei suoi significati. Viceversa, al cinema è stata riconosciuta non soltanto una funzione testimoniale determinante ma anche, in alcuni casi, la capacità di poter elaborare su un piano propriamente artistico la sfida del racconto della Shoah". L’ingresso è gratuito con prenotazione obbligatoria sul sito popsophia.com tramite Eventbrite.

r. m.