REDAZIONE ANCONA

"Mi serve un caffé?", "Sono arrivate le paste?" Erano queste le frasi in codice nei colloqui

"Mi serve un caffè" e "Sono arrivate le paste". Il frasario dell’organizzazione criminale smantellata dai carabinieri sceglieva la matrice gastronomica, o meglio quella dei bar. Da qui il nome dato all’operazione, appunto ‘Bistrot’, il modo di concepire i bar nel lessico e nelle abitudini francesi. Le parole e le metafore non erano scelte a caso. Il caffè, ad esempio, rappresentava l’hashish, entrambi caratterizzati dal colore nero, specie una tipologia della droga prodotta proprio nelle montagne dell’Atlas marocchino. Uno dei consumatori o un membro della catena, intercettati dagli inquirenti, chiedeva ad un suo interlocutore se le ‘paste’ fossero arrivate; il realtà chiedeva quando il fornitore avesse ricevuto la merce e se era pronto ad immetterla sul mercato. E poi un’ultima frase intercettata che lascia trasparire il malaffare in corso: "Ci apriamo un ristorante", affermazione che chiariva l’arrivo di un carico e quindi l’offerta di sostanza stupefacente che si ampliava. L’operazione ‘Bistrot’ è partita da lontano, ma è proprio durante il lockdown (la prima convalida dell’arresto in videoconferenza, a marzo 2020, ha riguardato proprio una parte dell’inchiesta) che è entrata nel vivo. Durante i servizi in borghese gli stessi militari sono stati fermati da altre forze dell’ordine per i controlli anti-Covid.