Minacciata, offesa, picchiata e anche controllata con una telecamera che avrebbe piazzato in casa. A subire tutto questo dal marito, in quattro anni di convivenza, sarebbe stata una donna di 45 anni arrivata a perdere la stima in se stessa perché l’uomo con cui aveva messo su famiglia l’avrebbe fatta vedere grassa e brutta. Il marito l’avrebbe anche pesata perché la voleva in forma e avrebbe avuto accesso anche alla sua mail e al suo cellulare entrando con password che conosceva. Un tormento continuo. Quando la vittima ha deciso di lasciarlo sarebbero arrivate le minacce di questo tenore: "Ricordati che sono un vigile del fuoco e so come fare le bombe. Stai attenta che ti faccio saltare in aria con la macchina. Ti metto la droga nella borsa e ti faccio arrestare". Con le accuse di maltrattamenti in famiglia (su cui sono confluite anche le minacce) e lesioni, il tribunale di Ancona ieri ha condannato un pompiere di 46 anni a 4 anni e 8 mesi di reclusione. La sentenza è stata emessa dal collegio penale presieduto dalla giudice Francesca Pizii che ha condannato l’imputato, difeso da un avvocato del foro di Santa Maria Capua Vetere, a risarcire la donna di 15mila euro (in via equitativa). La moglie, da cui si è poi separato, era parte civile con l’avvocato Roberta Angeletti. La 45enne aveva sporto denuncia a novembre del 2019, dopo aver subito un’aggressione fisica, rivolgendosi ai carabinieri della stazione di Brecce Bianche. Lì aveva raccontato che era dal 2015 che subiva i soprusi: scatti d’ira dell’uomo e botte prese anche davanti ai figli della coppia, minorenni all’epoca. Nelle aggressioni fisiche lui l’avrebbe presa per i capelli e nell’episodio che ha poi portato la donna a sporgere denuncia, finendo in ospedale con sette giorni di prognosi, il vigili del fuoco l’avrebbe sbattuta per terra procurandole diverse ecchimosi. L’imputato, sentito in aula in una udienza passata aveva negato tutto. "Non c’è mai stata nessuna violenza – aveva sostenuto - sono scioccato". Aveva parlato di normali litigi di famiglia ma nulla di più perché "ci volevamo bene, non ho mai denigrato mia moglie nemmeno per la forma fisica, stavamo pensando anche di comprare una seconda casa insieme". La difesa potrà ricorrere in appello, una volta uscite le motivazioni della sentenza e per le quali il collegio penale si è preso 90 giorni di tempo per depositarle. Ieri in tribunale c’erano sia l’imputato che la parte offesa.
Cronaca"Ti faccio saltare in aria con l’auto": condannato