
«Fermiamo il disastro ambientale», la manifestazione di ieri pomeriggio davanti alla raffineria dell’Api
Sono tornati in presidio, ieri, dinanzi alla raffineria Api, i promotori del movimento ‘Fermiamo il disastro ambientale’. Una manifestazione arrivata a un anno dalla quella realizzata in contrapposizione rispetto alla celebrazione dei 90 anni del sito falconarese e, soprattutto, ideata in vista del G7 Salute di Ancona della prossima settimana.
"Abbiamo reclamato un inequivocabile salto di qualità, dai monitoraggi e le segnalazioni, dall’evidenza degli effetti alla radice delle cause: la quasi irreversibile contaminazione delle matrici di aria, acque marine e di falda, suolo e sottosuolo, un danno non solo verso l’ecosistema ma soprattutto verso l’incolumità pubblica. Un disastro ambientale, con effetti perduranti", hanno detto gli organizzatori. Che ne hanno avuto per tutti. Dalle Istituzioni locali, specie dopo la mancata audizione in Commissione regionale Sanità dello scorso 25 settembre, fino a quelle nazionali. In particolare, però, per gli ambientalisti "il simbolo più eloquente della profonda cesura scavata tra le richieste popolari e le (non) risposte istituzionali" risiede nel riesame dell’Autorizzazione integrata ambientale tutt’ora in corso.
"Quel procedimento fu rilasciato nel maggio 2018, a un solo mese di distanza dall’ultimo incidente rilevante del Tk61 da cui prese le mosse l’indagine ‘Oro nero’ – hanno aggiunto – e dovrebbe avere una durata fisiologica dai 10 ai 16 anni. L’essere arrivati al quinto riesame in appena sei anni dall’approvazione di quel procedimento, attesta già da sé tutta la sua improvvisazione e lacunosità, significa che allora quell’autorizzazione, tra l’altro violata in modo ‘sistematico’ e ‘reiterato’, come recitano le accuse nel procedimento giudiziario in corso per disastro ambientale, non doveva essere rilasciata, per tante questioni di merito e metodo". Per loro "va fatta definitivamente chiarezza sullo stato delle bonifiche private che competono esclusivamente all’Api, per decreto ministeriale, già dal lontano 2014".