
Sparò in strada al rivale. L’ex poliziotto chiede di essere messo alla prova
Ha chiesto la messa alla prova, per la sparatoria in via Flavia, Alessandro Giordano, ormai ex poliziotto. Una forma alternativa per non affrontare un processo penale e sospendendo così il procedimento se il percorso andrà a buon fine. L’udienza davanti al giudice è fissata per il 14 febbraio prossimo. L’ex agente aveva ferito, con la pistola d’ordinanza, il 21enne Nicolò Giommi, di Torrette, sparandogli addosso all’alba del 21 gennaio scorso. Il colpo venne esploso sotto casa di Giordano, che in quel periodo lavorava al commissariato di Civitanova, fuori servizio quel giorno. Il 21enne, tifoso dell’Ancona e conosciuto dall’ex poliziotto proprio per i trascorsi nella tifoseria, rimase ferito ad una gamba. Giommi, insieme anche ad altri tifosi, avevano raggiunto Giordano sotto casa dopo un battibecco che c’era stato in una discoteca della Baraccola, dove il gruppetto di ragazzini e l’ex agente avevano trascorso la serata. Giordano era stato fatto allontanare dai buttafuori del locale e nel rientrare a casa aveva iniziato a mandare dei messaggi vocali al 21enne, al padre di questo e anche ad altri del gruppo, invitandoli a vedersi e minacciandoli. Sotto casa sarebbero arrivati almeno in dieci e ci sarebbe stato uno scontro con l’ex poliziotto che ha sparato prima un colpo in aria, per intimorire il gruppo e poi contro il 21enne. Inizialmente l’accusa contro Giordano era stata di tentato omicidio aggravato dalla premeditazione e dall’utilizzo dell’arma ma successivamente il pm Marco Puciulli, anche all’esito degli accertamenti tecnici, aveva riformulato l’accusa con lesioni aggravate dall’utilizzo dell’arma. La Procura aveva tenuto conto delle due perizie chieste e già depositate relative alla balistica, che doveva indicare a che distanza si trovasse la vittima colpita dallo sparo, e quella medico legale che doveva invece individuare la traiettoria del proiettile e se c’era la volontà di uccidere. Stando alla perizia medico legale Giordano "aveva il braccio flesso quando ha sparato", non avrebbe sparato ad altezza uomo e il colpo è partito "87 centimetri da terra" da una mano che ruotava, con una pressione diversa dal primo colpo che è stato sparato in aria, minore. Per il medico legale Mauro Pesaresi il poliziotto non mirava agli organi vitali. Quella balistica ha individuato, analizzando la polvere da sparo sui pantaloni di Giommi, che il colpo è partito "da una distanza tra i 17 e i 26 centimetri". Il giovane insomma sarebbe stato quasi attaccato a Giordano. Questo "non gli ha dato la possibilità di mirare" aveva scritto il perito Gaetano Rizza, della polizia scientifica, ed evidenzierebbe "la natura concitata degli eventi".