Taglio degli alberi, assolti i tre imputati

Il taglio di alcuni alberi in un terreno privato rischiava di far condannare un tecnico del Comune, un architetto e un agronomo per abuso di ufficio, falsità ideologica e favoreggiamento personale. Per l’accusa il terzetto, finito sotto processo, avrebbe collaborato al fine di far ottenere ad un proprietario terriero di Fabriano, la sanatoria dopo lo sradicamento di piante, alcune, con gli olmi, protette, effettuato da un suo affittuario. La vicenda è emersa quando i carabinieri forestali effettuano un sopralluogo, nel 2015, nell’appezzamento terriero, grande 700 metri quadrati, in una località del comune di Mergo, sottoposta a vincoli paesaggistici ed idrogeologici. L’area era adibita a zona boschiva ma l’affittuario avrebbe tagliato tutte le piante, oltre gli olmi anche acacie e noci, costituenti il bosco per adibirlo a semina. Dopo il controllo dei forestali, che avevano fatto partire una informativa indirizzata anche al Comune, era stata chiesta una sanatoria, avvallata dalla Sovrintendenza che l’avrebbe concessa dietro pareri alterati dell’agronomo, del tecnico comunale e dell’architetto incaricato dalla proprietà. Nella relazione avrebbero parlato di potatura di alberi e non di sradicamento, con un taglio quindi irreversibile delle piante che potevano invece ricrescere. Giovedì il processo si è concluso davanti al collegio penale del tribunale dorico, presieduto dalla giudice Francesca Grassi, che ha assolti tutti e tre gli imputati con formula piena. Il terzetto era difeso dagli avvocati Ruggero Benvenuto, Bernardo Becci e Giovanni Vispi.

ma. ver.