NICOLÒ MORICCI
Cronaca

"Troppo grano dall’estero Ma il pane non mancherà"

Sandro Stacchiotti, una vita nella panificazione: "Mi preoccupa di più il caro benzina. Il problema vero è che noi non produciamo più nulla. I cereali? Dall’Ucraina"

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di Nicolò Moricci

Salgono i prezzi di farina e cereali e la crisi russa rischia di provocare il collasso del settore cerealicolo. Aumenta la pasta, ma anche il pane. Succede anche ad Ancona, dove si registrano listini che superano i 6 euro al chilo. Nel resto d’Italia, Assoutenti registra il record a Ferrara, dove il pane viene venduto fino a 9,8 euro al chilo. Per la pasta, è Cagliari la città più cara (fino a 4,7 euro al chilo). E con il conflitto Russia-Ucraina sono possibili effetti sui listini tra il +15% e il +30%. Il prezzo medio del pane – comunica l’associazione – si attesta a 5,31 euro al kg. Sandro Stacchiotti, patron della Stacchiotti snc, azienda leader del settore, conferma la tendenza, ma precisa che "queste crisi ci sono sempre state. Mi fa più paura il costo del carburante di quello della farina".

In che senso, Stacchiotti?

"Nel senso che oggi, per trasportare i prodotti, si affrontano costi esorbitanti. E anche energia e gas sono alle stelle". Colpa della guerra Russia-Ucraina?

"Beh, no. I prezzi salivano già da tempo".

E voi del panificio Stacchiotti i prezzi li avete alzati?

"Di poco, due mesi fa, quando è aumentato il prezzo della farina".

E ora?

"Forse li ritoccheremo al rialzo, ma non per la farina, bensì per i costi delle utenze. La scorsa settimana per poco non avevo un infarto…".

E perché mai?

"Perché mi è stata recapitata una bolletta da 28mila e 900 euro di gas, a fronte dei soliti 6mila euro mensili. Quando ho letto il numero 28, pensavo fosse la data".

L’ha pagata?

"No, dato che pare sia sbagliata, ma il gestore mi ha detto che i prezzi saliranno".

In realtà sono già saliti, non trova?

"In fabbrica abbiamo un contratto annuale che scadrà a giugno, quindi non vediamo ancora i rincari".

Senta, si teme un tracollo del settore cerealicolo e una conseguente crisi alimentare: che ne pensa?

"Di politica estera ne capisco poco, ma mi sembra una crisi studiata a tavolino. C’è troppa speculazione".

Si spieghi…

"Non è un bel momento e forse succederà come dicono: potrebbero mancare dei prodotti, però noi in azienda abbiamo un’autonomia di 1500 quintali di farina, nei nostri silos. Ma il problema è a monte".

Cioè?

"Da quando l’Italia è entrata nell’Unione Europea non è più autonoma. Se, ad esempio, ci fosse il blocco navale di 15 giorni, l’Italia morirebbe di fame e rimarrebbe a secco di prodotti alimentari".

Perché?

"Perché noi qui non produciamo più nulla. È in Ucraina che si producono i cereali. Viene da lì la farina di grano tenero per la panificazione".

E per la pasta?

"Per quella, ci vuole il grano duro, che importiamo da Francia o Canada. Mi pare che i raccolti scarseggino anche lì".

Mi dica una cosa: ma i costi, per voi, sono aumentati?

"Mah, noi viviamo in un’altra realtà rispetto a quella dei consumatori o dei fornai. Nel senso che lavoriamo (e vendiamo) all’ingrosso. Però, posso chiederle di scrivere una cosa?".

Prego…

"Scriva che fino a quando ci sarà Stacchiotti, il pane, per la città di Ancona, ci sarà sempre. Non abbiamo mai fatto mancare un tozzo de pa’ a nessuno. E a nessuno mancherà mai".