"Un posto di lavoro a Roma" e la soffiata sull’ispezione

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Giancarlo Marchetti, tra gli indagati che rischiano un processo nell’ambito dell’inchiesta sulla raffineria, è andato in pensione da Arpa Marche il primo dicembre scorso ed è rimasto, fino a 15 giorni fa, come consulente. Per lui le ipotesi di reato, stando alla nota del carabinieri del Noe, sono "abuso d’ufficio, rivelazione di segreti d’ufficio e istigazione alla corruzione". "Confido nella magistratura" ha detto. Sotto accusa "OdorNet", progetto per la segnalazione di esalazioni: l’ Api si era impegnata ad acquistare per 204mila euro 5 box campionatori e a fornirli gratis all’Arpam, configurando "un conflitto di interessi". Ma ciò che salta agli occhi dall’avviso di conclusione indagini, sono le accuse mosse a Marchetti e contenute in alcune intercettazioni telefoniche. Secondo la Procura, l’ex direttore di Arpa Marche avrebbe sollecitato a Francesco Luccisano, responsabile relazioni esterne dell’Api "un posto di lavoro a Roma" non meglio precisato "da conseguire con la mediazione dell’interlocutore, offrendo contestualmente il proprio intervento presso l’Ispra affinchè non venisse data esecuzione alla diffida del Ministero dell’Ambiente per l’adeguamento alle prescrizioni dell’Aia che avrebbe comportato per la società Api una spesa inizialmente stimata in dieci milioni di euro, successivamente definito in venti milioni". Luccisano, stando agli elementi d’indagine raccolti avrebbe rafforzato l’aspettativa profesionali di Marchetti "riferendogli che negli ambienti romani si parlava di lui quale destinatario di un incarico di rilievo nazionale all’Ispra". La vicenda relativa all’adeguamento delle prescrizioni Aia nasceva "da una proposta che Arpa Marche aveva inviato al Ministero dell’Ambiente e che prevedeva il convogliamento delle emissioni dei soli serbatoio a tetto fisso in uso alla raffineria". Una proposta che sarebbe stata concordata dallo stesso Marchetti con i dirigenti Api, ma che non avrebbe trovato il pieno accoglimento da parte del Ministero dell’Ambiente "che prescriveva all’Api il convogliamento di ulteriori serbatoi, adempimento che avrebbe comportato una spesa di circa venti milioni di euro". Luccisano e Marchetti avrebbero anche concordato la diffusione di un documento pubblico "denominato ‘monitoraggio dei composti organici volatili a Falconara Marittima, Chiaravalle e Castelferretti’ pubblicato sul sito ufficiale di Arpa nel quale si attestava, contrariamente al vero, che vi fosse analogia qualitativa tra la qualità dell’aria di Falconara e quella dei Comuni limitrofi, diffondendo il messaggio che il polo petrolifero non fosse in grado di mutarne la natura". Marchetti avrebbe anche abusato della sua qualità preannunciando "l’imminente ispezione dell’Arpam alla raffineria Api al fine di accertare la causa dei miasmi".

a.mas.