Pronto soccorso, sistema da rivedere

La lettera. Risponde Beppe Boni

Ma cosa sta succedendo nei Pronto soccorso degli ospedali italiani? Quasi ovunque nelle città del nord come in quelle del sud si lamentano tempi di attesa biblici con pazienti sistemati in modo precario nei corridoi o parcheggiati per ore. Non illustro la mia personale esperienza con un familiare per motivi di privacy ma mi sento di affermare che c'è qualcosa che non va nel sistema. Il Pronto soccorso, e lo dice il nome stesso, dovrebbe essere sempre rapido e disponibile. Ma in molti casi così non è. Luisella Casalini

Risponde Beppe Boni La situazione è giunta ad un punto in cui bisogna voltare pagina, cambiare il sistema perchè siamo di fronte ad una macchina che perde pezzi ogni giorno. In qualche città le cose vanno meglio, in altre peggio ma i Pronto soccorso degli ospedali dovrebbero funzionare tutti alla stessa maniera. Cioè nel migliore dei modi. Anche in una città bene organizzata come Bologna, per esempio, giungono grida di allarme per situazioni insostenibili con attesa di ore e ore. Non succede tutti i giorni, ma succede. Siamo lontani da situazioni limite come quella dell'ospedale Cardarelli di Napoli, unico in città ad avere un pronto soccorso generico e quindi sempre intasato come l'Autostrada ad agosto e con i letti in corridoio. Eppure serve un cambio di passo. Mancano i medici, molti centri sono stati chiusi per risparmiare, le strutture sono al collasso. Sia il Ministero che le Regioni devono darsi una mossa per rimettere in piedi un sistema che è sempre stato efficiente. Forse bisogna inventarsi un Bonus medici 110%? Il tempo è scaduto, l'Italia non si merita questa situazione.

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