Museo conchiglie Marche, milioni di esemplari a Cupra Marittima

Due fratelli gestiscono ii museo malacologico: "Collezionare conchiglie è una malattia"

Vincenzo e Tiziano Cossignani

Vincenzo e Tiziano Cossignani

Cupra Marittima (Ascoli Piceno), 19 agosto 2019 - Piccole, grandi. Di ogni forma e con una miriade di sfumature. Chi da bambino non si è divertito a raccogliere conchiglie e collezionarle? Da questo ‘gioco’ nasce la più grande esposizione visitabile al mondo. Erano dei ragazzini i fratelli Vincenzo e Tiziano Cossignani, avevano 11 e 6 anni e se ne stavano sulla spiaggia di Cupra Marittima a raccogliere vongole. Poi hanno cominciato a collezionarle fino a decidere di girare il mondo per scambiarle.

Oggi sono adulti, non hanno mai abbandonato le loro professioni, uno insegnante di scienze, l’altro direttore sanitario nelle Marche (adesso entrambi in pensione), dal 1977 curano e mantengono, senza alcuna sovvenzione statale, il museo Malacologico di Cupra Marittima. Quasi 2 chilometri di percorso espositivo, 9 mostre, 11 resti di dinosauri, 80 squali imbalsamati, 1 milione di conchiglie esposte e 12 conservati in una struttura prefabbricata di 3mila metri quadri 'regalo di papà' che ha lasciato ai figli il terreno dove è c’è il museo.

Vincenzo e Tiziano gestiscono il museo da soli. Il primo si occupa più della parte conservativa e sistematica, l’altro della ricerca e divulgazione. Tiziano ha descritto più di 200 nuove specie di molluschi al mondo, scritto 27 libri. Una grande passione la loro, «una malattia - la definisce Tiziano -. Le conchiglie portano fortuna e sono sacre. In differenti epoche e parti del mondo hanno avuto un utilizzo rituale ed un significato religioso e simbolico. Venere nasce da una conchiglia, Gesù fu battezzato con una conchiglia».

E’ anche per questo che Tiziano, da sempre, porta con sé una conchiglia in tasca. Le conchiglie sono preziose, l’uomo nel tempo ne ha fatto un utilizzo sconfinato. Una sezione del museo è dedicata proprio agli usi: ventagli, accessori, macchine da cucire, croci, borse, biancheria intima, maschere, binocoli, acquasantiere, bottoni, strumenti musicali, intarsi. La madreperla ne è la madre, senza dimenticare che la prima moneta è stata una conchiglia, la Cypraea moneta.

«Nella medicina cinese – sottolinea Tiziano - viene persino utilizzata come antidepressivo». Le conchiglie sono sacre e portano fortuna ma possono anche uccidere: la Tridacna Gigas delle Filippine, la conchiglia gigante, un esemplare è esposto al Malacologico di Cupra, supera 2 quintali di peso e può produrre perle che pesano fino a 20 chili, vive più di 100 anni, viene anche definita ‘assassina’. Lo è davvero, si contano già 200 morti per la stretta delle valve dell’imponente conchiglia. Esistono anche conchiglie velenose, i ‘Cone’, grande famiglia di quasi mille specie, una sola specie vive nel Mediterraneo, la Conus mediterraneus, che ha un potere venefico molto limitato e lascia solo una puntura simile a quelle degli insetti.

La conchiglia più grande del Mediterraneo è, invece, la Pinna Nobilis, una grande cozza che può raggiungere il metro di lunghezza e che si sta estinguendo a causa di un batterio. Il primo strumento musicale è stato una conchiglia. La prima tromba prende il nome dalla Tritone, omaggio alla figura mitologica. L’altra più conosciuta come tromba è la Turbinella pyrum dell’oceano indiano, è sacra.

Nel museo ce ne sono decine e decine da quelle raccolte 2mila anni fa a quelle attuali, decorate e incise. Altre conchiglie di nota sono le Cassis, dalle quali da oltre un secolo abili artisti di Torre del Greco realizzano straordinari cammei, 2mila sono esposte nel museo. Fra gli oggetti esposti un incredibile ritratto di Papa Francesco realizzato in Colombia da incisori palestinesi che il Pontefice ha molto apprezzato indirizzando una lettera con la sua benedizione al direttore del museo.

La mostra che più attrae, soprattutto il pubblico femminile, è quella di ventagli in madreperla con oltre 200 esemplari italiani, francesi, inglesi e giapponesi. Particolare attenzione Vincenzo e Tiziano la dedicano alla tutela dell’ambiente, esponendo reperti frutto dell’inquinamento (ci sono conchiglie che dimostrano come la natura reagisce alla maleducazione e cattiva gestione del mare da parte dell’uomo) e facendo vivere il museo con un impianto fotovoltaico che ha permesso la riduzione di emissione di anidride carbonica di quasi 200mila chilogrammi fino ad oggi.