Apprendimento e disturbi: scambio di ruoli a scuola

Se BES è l’acronimo dei Bisogni Educativi Speciali, DSA lo è dei Disturbi Specifici dell’Apprendimento. Sono due tipi di difficoltà di una parte degli studenti (dal cinque all’otto per cento della popolazione studentesca) nel leggere, scrivere, far di calcolo... Ma non sono menomazioni o ritardi. Sono diversità che richiedono altre strade da percorrere. La scuola deve saperlo, devono saperlo gli insegnanti, debbono conoscerlo i colleghi studenti. Ecco, allora una iniziativa della Provincia di Fermo in qualità di soggetto capofila dell’Osservatorio Permanente sui Disturbi Specifici dell’Apprendimento e sull’Inclusione Scolastica: una serie di incontri in istituti diversi. Abbiamo seguito quello all’Istituto Medi di Montegiorgio dove proprio alcuni insegnanti sono diventati studenti per una mattina, e gli studenti spettatori di un gioco divertente quanto esplicativo. Una simulazione. "I prof - ha esordito l’assessore provinciale Pisana Liberati – si mettono in gioco per rendersi conto della frustrazione dei ragazzi con disturbi specifici". A che pro? Per far capire ai ragazzi senza disturbi cosa possano avvertire i loro colleghi, per rendere la scuola più accogliente e capace di adottare misure appropriate, per fornire maggiore consapevolezza alle famiglie. Per due ore, la formatrice e tutor Dsa Pasquali ha vestito il ruolo di insegnante sottoponendo gli insegnantistudenti (ma anche l’assessore alla cultura Michela Vita) ad alcune prove specifiche. Come quella della foto da interpretare. Cos’è quell’immagine? Risposte diverse: un’astronave, un vaso di creta, una bibbia, un territorio lunare... Mentre gli insegnantistudenti si arrovellano nelle risposte, anche gli studentistudenti cercano le proprie. Però nessuno riesce. Perché quella foto immortala... soltanto una mucca: una mucca che fissa chi la guarda. Ora che l’enigma è stato risolto, "sì, è vero, è proprio una mucca...", dicono tutti gli interpellati. Ma che significa questa prova? Che bisogna aiutare lo sguardo, sostenerlo, dare le indicazioni giuste e, soprattutto, che non ci si può fermare al perentorio e professorale invito agli allievi: "guarda meglio!". La strada da seguire non è quella dell’intimazione! La tutor non si ferma, sottopone ai docentistudenti alcuni brani dove l’incomprensibile è più comprensibile del brano apparentemente comprensibile. Poi è la volta di un’opera d’arte: un teschio con all’interno una donna. "Trovate un titolo!" chiede l’esperta. E così via. Risultato finale: Non tutti seguono un’unica strada, le strade sono diverse. La scuola deve saperle trovare.

Adolfo Leoni