Carnevale Ascoli Piceno, la storia. "Ecco com'è cambiato dagli anni '60"

Dai gruppi storici ai palcoscenici usati oggi, Giovanni Nardoni: "Mi ricordo i carri organizzati dalle parrocchie"

Carnevale Ascoli Piceno, una foto del 2003 (LaBolognese)

Carnevale Ascoli Piceno, una foto del 2003 (LaBolognese)

Ascoli Piceno, 12 febbraio 2020 - Dai gruppi storici degli anni ‘60 e ‘70 fino a quelli di oggi sul palcoscenico. Il Carnevale di Ascoli ha subito negli anni una profonda metamorfosi, ma è rimasto un grande teatro a cielo aperto. E se negli anni Sessanta e Settanta la scena era tutta per formazioni in maschera come quelle capitanate da Ciampini, Pippetto, Cenciarini, Mancia, Fabiani, D’Auria e Mancini che del numero di partecipanti, del colore e delle spettacolari coreografie ne facevano i loro punti di forza, oggi la gag sotto forma di rappresentazione teatrale ha preso il sopravvento soprattutto la domenica e il martedì grasso in piazza Arringo e nelle altre postazioni fisse. Ma la storia del Carnevale ascolano – così come ricorda la mascherina d’oro 2014, Giovanni Nardoni – è passata anche attraverso i carri allegorici delle parrocchie e, dalla metà degli anni Settanta ha fatto della satira dei luoghi comuni il suo più grande rinnovamento.

"Il Carnevale per me – racconta Nardoni – comincia con gli anni ‘60. Nel 1961 partecipai ai carri allegorici organizzati dalle parrocchie. In quell’occasione indossai il costume da cavernicolo per il carro del Crocifisso dell’Icona. Poi cominciai a vivere il mio Carnevale in piazza accompagnato con coriandoli e stelle filanti da mia madre. Dopo questo periodo, già più grandicello, cominciai a partecipare al Carnevale con gli amici del quartiere e della parrocchia, formando gruppi più o meno organizzati ma già con temi precisi come: ‘Lì barbù’, ‘è ‘rrevate li minigonne’, ‘il merendero’, parodia dell’omonima pubblicità del carosello di quegli anni. Una volta alle superiori, con i nuovi amici, mi inserii nelle mascherate di gruppi numerosi, uno dei ricordi più belli di questo periodo fu ‘Lu gire d’Italia a li tiempe di Carle Coteca’. In quel periodo era anche d’obbligo finire la giornata della domenica e del martedì grasso ai veglioni che si svolgevano al cinema Roma, al cinema Olimpia, al teatro Ventidio Basso e al circolo cittadino".

Ma era anche il periodo che le mascherate singole o di gruppo, dopo aver girovagato in piazza, e dopo l’immancabile appuntamento al Meletti, concludevano il loro Carnevale con la sfilata sul palco allestito davanti al palazzo dei Capitani. "Quando è nata la Compagnia teatrale di cui facevo parte – ricorda ancora Nardoni – portammo delle vere e proprie sceneggiate in piazza, dopodiché il mio Carnevale è proseguito per 40 anni in coppia con Silvio Pierdomenico. Da quando è scomparso, nel 2018, non mi sono più mascherato; lui era il protagonista ed io solo un’ottima spalla".