Clima teso nel carcere "Un agente aggredito"

Lo sfogo del comandante: "Sul detenuto morto tante cose non vere"

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Aria tesa nel carcere di Marino dove venerdì un detenuto ha aggredito un agente di polizia penitenziaria. Una tensione alimentata anche dall’ultima puntata di Report che è stata dedicata alle carceri italiane e dove è finito sotto accusa anche l’istituto penitenziario di Ascoli in riferimento alla morte avvenuta il 9 marzo 2020 di un detenuto proveniente, insieme ad altri, dal carcere di Modena dove c’era stata una sommossa. Nel mirino anche Pio Mancini, comandante degli agenti di polizia penitenziaria del carcere di Marino, che non ci sta. "A fine novembre sono stato denunciato da alcuni detenuti così come i colleghi di Bologna, Modena, Reggio Emilia per percosse. A me – racconta il comandante Mancini – hanno aggiunto anche omicidio e omissione di soccorso perché ritengono che il detenuto sia morto in cella e non in ospedale. Dal punto di vista penale sono tranquillo perché ci sono referti medici che stabiliscono che è deceduto in ospedale due ore dopo il ricovero disposto poiché in overdose di metadone, ingerito in grande quantità nel carcere di Modena in presenza di testimoni, prima di giungere ad Ascoli". Ma c’è un altro aspetto che per Mancini è assolutamente inaccettabile. "A livello mediatico mi stanno facendo a pezzi. Le mie figlie – si sfoga – vanno a scuola e non è bello sentirsi dire che il padre è un massacratore, è un assassino. Questo sta succedendo dopo la puntata di Report e non va bene. Io faccio solo il mio lavoro, da 37 anni, e non è giusto subire questi attacchi e che paghino per questo anche le mie figlie".

Venerdì un detenuto in osservazione si è scagliato contro un agente. Si tratta di un soggetto di nazionalità italiana molto prestante fisicamente e con qualche problema di natura psichica. "Per questo avevo dato disposizione che negli spostamenti fosse seguito da almeno quattro agenti che così l’altra sera sono intervenuti quando costui ha aggredito un agente dicendo che era colpa sua se la madre non gli aveva risposto al telefono" racconta Mancini. "L’agente è ora in un forte stato di ansia e temo che alla prima prognosi di 7 giorni si aggiungerà un lungo tempo di assenza dal lavoro, di mesi; la prassi è questa in casi del genere. E poi siamo noi guardie carcerarie i cattivi…". A Marino si segnala carenza di personale. "Abbiamo 40 agenti in meno rispetto alla pianta organica. Un problema che abbiamo sollevato numerose volte, senza risultati apprezzabili".

Peppe Ercoli