Congedo al femminile e identità

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di Andrea

Agostini*

In Spagna il Consiglio dei Ministri ha deliberato un disegno di legge di proposta del Ministro dell’Uguaglianza prossimo all’approvazione del Parlamento che introduce il congedo mestruale in favore delle donne che avessero mestruazioni dolorose e invalidanti. Un certificato medico consentirà l’assenza dal lavoro per tanti giorni quanti saranno necessari e ciò senza decurtazioni stipendiali per copertura pubblica integrale di spesa. E in Italia? Nel Paese dei furbetti del cartellino il primo pensiero va a possibili fenomeni di abusi in presenza di disturbi all’addome e cefalee assai difficili da accertare. Comunque sia il diritto alla salute esiste ed è riconosciuto. Trattandosi di un problema di malattia questa è equiparabile a qualsiasi altro disturbo capace di inabilità temporanea del lavoratore cui si provvede a fronte dell’assenza dal lavoro con un’indennità dove i primi 3 giorni di spesa sono a carico del datore di lavoro e poi dell’Inps con decurtazione di quota parte percentuale del reddito. In verità il 27 aprile 2016 le deputate del PD Mura, Sbrollini, Iacono, Rubinato presentarono alla Camera una proposta di legge, la N. 3781 della XVII legislatura, di “Istituzione del congedo per le donne che soffrono di dismenorrea”, la quale prevedeva un certificato medico specialistico annuale che avrebbe consentito fino a un massimo di 3 giorni di astensione mensile dal lavoro senza alcuna perdita economica. Istituto dunque diverso dall’indennità di malattia di cui, una volta assegnato alla commissione Lavoro, si è perso ogni segnale. Come mai? Come mai il Giappone conosce il congedo mestruale sin dal 1947 mentre questo istituto è sostanzialmente sconosciuto in occidente? Non credo si tratti di questione giuridica, quanto culturale di identità. Il Giappone dell’epoca riteneva che rispettare i tempi della donna avrebbe preservato la sua capacità di procreazione, una credenza superata, ma certo è che il congedo mestruale testimonia quanto in natura dove le donne sono diverse dagli uomini se non altro per la capacità straordinaria di donare la vita, una diversità che a mio avviso va riconosciuta e tutelata. L’identità biologica che si impone a dispetto dell’identità di genere, il confronto è aperto.

* Avvocato