Diagnosi sbagliata, resta paralizzata. Chiede due milioni all’Asur

Il dramma di una 46enne: si cerca un accordo sul risarcimento

Un errore medico fatale (foto repertorio)

Un errore medico fatale (foto repertorio)

Ascoli, 29 marzo 2018 - Il ritardo sulla diagnosi quando si recò al pronto soccorso dell’ospedale Mazzoni di Ascoli ha avuto conseguenze gravissime sulla sua salute fisica, psicologica, con ricadute su tutta la famiglia. Quell’errore fatale, ormai conclamato, l’ha paralizzata dal bacino in giù: un dramma sconfinato, per lei e per tutti i suoi cari più prossimi. Per questo una donna ascolana di 46 anni ha chiesto alla Asur due milioni di euro di risarcimento del danno biologico, morale ed esistenziale patito da lei e dai suoi familiari, il marito e tre figli. Sulla richiesta è chiamata a pronunciarsi la Camera di conciliazione picena, organismo autonomo dell’Ordine degli avvocati di Ascoli. Si cerca dunque innanzitutto un accordo sul risarcimento del danno patito da questa donna e dalla sua famiglia, stante il fatto che è già palese che le conseguenze gravissime alla salute sono state causate dall’errore medico. La stessa Asur si è pacificamente resa conto delle responsabilità e ha fatto una contro proposta, mettendo a disposizione una cifra superiore ai 600 mila euro. Una proposta che però è stata rifiutata dalla parte lesa. L’Asur sta valutando se ritoccare al rialzo la propria offerta risarcitoria alla donna ascolana e ai familiari, resasi conto che trovare un accordo è al momento prioritario. Se la trattativa in sede di Camera di conciliazione forense dovesse fallire, inevitabilmente si aprirà una causa civile davanti al Tribunale.

La drammatica vicenda ha origini nel 2014 quando la donna si è recata al Pronto soccorso del Mazzoni per dolori alla schiena che si riverberavano anche anteriormente e febbre alta. Le sue condizioni sono precipitate nel giro di soltanto due giorni quando è diventata paraplegica, con l’impossibilità di muovere le gambe. Quattro giorni dopo l’accesso al Pronto soccorso si è capito grazie a una consulenza neurologica che si trattava di una sindrome midollare acuta. E’ stata sottoposta alle cure previste in questi casi, ma ormai era tardi: era paralizzata agli arti inferiori. Il consulente medico della famiglia non ha dubbi: le gravi conseguenze alla salute della donna sono assolutamente derivanti dal ritardo nella diagnosi di ascesso epidurale. Per il perito, la paraparesi che ha preceduto di un giorno la paraplegia sarebbe stata facilmente diagnosticabile con una tempestiva risonanza magnetica, alla luce della quale un intervento chirurgico decompressivo avrebbe risolto totalmente il problema o quantomeno avrebbe limitato moltissimo i danni. La paziente fu invece inizialmente sottoposta solo ad una Tac al rachide lombo sacrale che non servì ad avere un chiaro quadro clinico.