Green pass falsi, Strappelli chiede la dimora ad Ascoli

Il giudice aveva disposto che allo scadere dei 40 giorni il complice del dottor Rossi avrebbe dovuto trasferirsi fuori città: presentato il ricorso

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In vista della scadenza dell’ordinanza del giudice Annalisa Giusti che lo ha posto ai domiciliari per 40 giorni a partire dal 4 gennaio, giorno dell’arresto, Maurizio Strappelli ha depositato una richiesta di revoca dell’obbligo di dimora fuori il territorio del comune di Ascoli che, dopo i domiciliari, lo obbligherebbe ad abbandonare la sua abitazione ad Ascoli. L’uomo è ai domiciliari poiché accusato, insieme ad altre 72 persone indagate a piede libero, di falso ideologico commesso da pubblico ufficiale in relazione alla vicenda del green pass taroccati che ha portato in carcere il dottor Giuseppe Rossi, ancora detenuto nel carcere di Montacuto ad Ancona. Nel motivare la detenzione domiciliare per Strappelli e in carcere per Rossi il giudice Giusti ha spiegato nell’ordinanza di custodia cautelare che la misura era conseguente al pericolo di inquinamento delle prove e la necessità della Procura di svolgere ulteriori indagini. Il giudice ha stabilito in 40 giorni la validità di questo provvedimento. Nel caso di Strappelli ha disposto che, alla scadenza dei 40 giorni di arresti domiciliari, la misura dovrà essere sostituita con l’obbligo di dimora fuori Ascoli per il pericolo di reiterazione del reato.

"Una misura ulteriore che non ha alcun senso" spiega l’avvocato Stefano Pierantozzi che assiste Strappelli il cui ruolo, secondo l’impianto accusatorio della magistratura ascolana, sarebbe stato quello di fare da intermediario fra il dottor Rossi e i 72 pazienti desiderosi di ottenere la certificazione verde senza però sottoporsi alla vaccinazione anti Covid, tanto che il medico gettava nei cassonetti dell’immondizia le dosi di medicinale che prelevava dal centro dell’Area vasta 5 che lo ha sospeso dall’incarico di medico di famiglia. Rossi ha ammesso le sue colpe facendo dichiarazioni spontanee già la mattina dell’arresto quando ha messo nero su bianco davanti ai carabinieri che per ogni ciclo vaccinale (due finte inoculazioni) riceveva dai pazienti 100 euro, cifra da lui stesso indicata come congrua.

Lo scorso 25 gennaio il tribunale della Libertà di Ancona presieduto dal giudice Giuliana Filippello ha respinto la richiesta di scarcerazione presentata dai legali di Rossi, gli avvocati Gramenzi e Tarli che ritenevano eccessiva la misura cautelare, anche tenuto conto della piena confessione del loro assistito al momento dell’arresto.

Rossi è accusato di peculato, falso ideologico commesso da pubblico ufficiale e tentata truffa per le dosi di vaccino prelevate e di cui si è disfatto, pur incassando quanto stabilito dall’Asur per aver aderito alla campagna vaccinale.

Peppe Ercoli