"Ho visto la morte in faccia. Che paura sul peschereccio"

Hussem Abib, imbarcato sull’Antonio Padre come capitano: "Terribile destino andare contro quel palo illuminato con una piccola luce lampeggiante" .

"Ho visto la morte in faccia. Che paura sul peschereccio"

"Ho visto la morte in faccia. Che paura sul peschereccio"

Quella di ieri è stata un’altra giornata di andirivieni negli uffici della capitaneria di porto di San Benedetto. Sono stati ascoltati i membri d’equipaggio del peschereccio Antonio Padre dell’armatore Paolo Mastrangelo, affondato dopo la violenta collisione con il palo rimasto in mare della piattaforma ’Fabrizia 1’ ed i membri del peschereccio ’Roberta’ dell’armatore abruzzese Marco D’Addezio che ha recuperato i naufraghi che avevano trovato la salvezza sulla scialuppa. Il marinaio di nazionalità tunisina, ma da sempre a San Benedetto dove ha anche frequentato la specifica scuola superiore per gente di mare, Hussem Abib imbarcato sull’Antonio Padre come capitano, è uscito dalla capitaneria poco prima di mezzogiorno con la mano destra ancora fasciata. "E’ stato un terribile destino andare a collidere contro quel palo illuminato con una piccola luce lampeggiante che si accende ogni 5 secondi circa e che si confonde. L’armatore era in plancia e al timone il mio collega. Una distrazione. Sono vivo, sono tornato dalla mia famiglia e non voglio nient’altro dalla vita, perché ho visto la morte".

In attesa di essere ascoltato dalle autorità vi era Cristian Di Fronzo, marittimo del motopesca ’Roberta’ che ha ricostruito la dinamica del salvataggio. "Mentre l’Antonio padre stava rientrando in porto dopo tre giorni di mare, noi eravamo appena usciti dal porto per andare a fare l’ultimo dei tre giorni di pesca settimanali che ci era rimasto, perché mercoledì, causa mare molto mosso, avevamo fermato. Ad un certo punto mi ha chiamato il comandante per dirmi che stava andando a fondo l’Antonio Padre. Lo abbiamo raggiunto in 5 minuti. Loro erano già sulla scialuppa e la barca ancora in moto con la prua completamente aperta. Ci siamo avvicinati a una decina di metri ed ho lanciato la cima ai naufraghi sullo zatterino. In pochi attimi ce li siamo tirati verso di noi. Il tempo di farli salire a bordo e issare la scialuppa, che la loro barca era già quasi completamente affondata".

Per l’armatore del ’Roberta’, Marco D’Addezio, un film già visto. "Una quindicina di anni fa ho tratto in salvo i marinai del peschereccio ’Falco Pescatore’ affondato davanti alla costa di Porto San Giorgio dopo essere stato speronato da una grossa nave cisterna che trasportava carburante (28 dicembre 2011 ndr). Praticamente la stessa dinamica. Sono rimasto scioccato. Giunto a terra ero completamente disorientato. L’affondamento dell’Antonio Padre è stato davvero una sfortuna indicibile, l’equipaggio era stanco dopo tre giorni di pesca con il mercoledì di mare molto impegnativo".

Marcello Iezzi