"I miei 5mila fischietti amore per Massignano"

Luigi Fosco, da Perugia metà anno si trasferisce nel Piceno: "Il mio studio è mirato a capire se dietro c’era un interesse oltre l’oggetto"

"I miei 5mila fischietti amore per Massignano"

"I miei 5mila fischietti amore per Massignano"

Abbiamo incontrato Luigi Fosco nel suo laboratorio-esposizione. Perché da Perugia ha deciso di andare ad abitare a Massignano? C’è un collegamento con il paese delle cocce?

"Ho la residenza a Perugia ma passo la metà dell’anno a Massignano. Andando in giro alla ricerca di fischietti e studiando la situazione delle Marche, ho scoperto Massignano paese delle cocce. Arrivato qui mi sono innamorato del paese, ho comprato la casa e con la mia compagna mi sono stabilito qui".

Com’è nata la passione per i fischietti di terra cotta?

"Ho studiato belle arti e architettura. Nella prima fase della mia vita ho lavorato con discreto successo in Italia e a Nimes in Provenza. Il sostentamento veniva dal lavoro artistico. Nella mia attività ho sempre avuto una forte curiosità per la cultura popolare, la piccola cultura rispetto alle grandi emergenza culturali. In Italia un vero museo antropologico di usi, costumi e prodotti della popolazione non esiste. Se n’era parlato già dal 1920. Lamberto Loria etnografo ed esploratore iniziò una raccolta di oggetti, tra cui i fischietti, ma tutto il materiale è rimasto nascosto nei contenitori a Roma. La raccolta trovò momentanea visibilità in occasione di una mostra all’Eur quale conseguenza della tesi di laura di una giovane donna, poi tutto tornò nelle casse".

Cosa ci trova di interessante nei fischietti?

"Il mio studio è mirato a capire se dietro vi era un interesse che andava oltre all’oggetto curioso e divertente. Insieme al professor Vincenzo Maria Spera antropologo dell’università del Molise, abbiamo scoperto che dietro ci sono motivazioni precise. Per esempio i santi che fischiano, oppure i fischietti usati nei rituali per la guarigione dell’ernia infantile. A me non interessa il record dei 5mila fischietti, ma la diversità dei luoghi, gli autori, la conservazione dell’immagine e il significato della ritualità".

I fischietti oltre che a collezionarli lei li fabbrica anche?

"Andando alla ricerca di costruttori di fischietti ho imparato il meccanismo che li fa fischiare e quindi li costruisco. Sono andato anche a tenere incontri nelle scuole per mantenere un’attenzione viva attorno al fischietto". Qual è il fischietto più curioso e ammirato e quello più importante della sua collezione?

"Il più curioso e ammirato arriva dal Tagikistan. Il pezzo più importante come valore storico, è precolumbiano, prima dell’arrivo di Colombo in America. Abbiamo fatto una mostra sui fischietti precolumbiani, il fischio che ’limpia’, che pulisce e che guarisce, nata dalla documentazione di una donna sciamana. A Perugia vi è la sede nazionale del Circolo amerindiano che nel loro piccolo museo conservano un fischietto a forma di uccellino che la sciamana usava durante il rito di guarigione".

Sono molte le persone che vengono a visitare la sua collezione?

"Accogliere i turisti che passano per Massignano mi fa molto piacere. C’è anche chi si inorgoglisce. Un finlandese mi disse che il suo paese ha nello stemma la figura del fischietto e dopo un anno mi spedì un fischietto con tanto di certificazione". Marcello Iezzi