"Il biologico è la strada da percorrere"

Cambiano le abitudini alimentari, il tecnico Carlo Grilli: "Ora ci accorgiamo che l’uso intensivo della chimica non fa produrre di più"

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Ormai la gente sa che la salute passa attraverso il buon cibo, possibilmente senza inquinanti, senza prodotti chimici, senza pesticidi. Allora Federbio (Federazione italiana agricoltura biologica e biodinamica) ha svolto un monitoraggio sui terreni agricoli e il bio si conferma come modello di riferimento per l’intero settore. Ed ecco l’appello alle istituzioni: "Con la crisi alimentare deve crescere l’attenzione per un suolo fertile e sano".

"Di questi problemi ci accorgiamo sempre quando siamo di fronte a situazioni di pericolo, come in caso della pandemia e della guerra, quando si deve sopravvivere con i prodotti della terra – afferma Carlo Grilli tecnico Fitosanitario ex Cia e ed ex Assam, ora consulente per passione –. Per decenni sul terreno agricolo è stato usato di tutto per produrre prodotti alimentari in forma intensiva".

"In Europa l’uso della chimica in modo massiccio è iniziato dopo la seconda guerra mondiale per sfamare le popolazioni decimate dalla guerra. Ad un certo punto ci accorgiamo che non è quella la strada da percorrere perché i terreni non producono più e i prodotti alimentari risultano inquinati dalla chimica. La popolazione con il benessere crescente va alla ricerca di prodotti più sani anche se più costosi e quindi oggi mangiamo meno e meglio. Ora ci troviamo di fronte ad un bivio radicale nell’uso del terreno agricolo per produrre prodotti a basso impatto ambientale e biologici, dove la chimica va ridotta al minimo o annullata. Questo processo secondo me, prosegue Grilli – non può prescindere da una presa di coscienza di chi dell’attività agricola ci vive e ci deve ricavare un reddito per la famiglia e da chi tali prodotti li consuma. Il passaggio dalla chimica al biologico è un processo che deve avvenire con il coinvolgimento di agricoltori, tecnici agricoli, ricercatori e aziende produttrici di mezzi tecnici. quindi passaggio da azienda convenzionale ad azienda a basso impatto, per un risultato duraturo. Ecco perché la Cia, sindacato che rappresenta le aziende agricole, oltre a governare questo passaggio epocale, da due anni sta preparando tecnici agricoli per il biocontrollo sulle aziende, aiutandole nella gestione tecnica di questo nuovo processo di gestione del territorio agricolo.

Anche la regione Marche, con i fondi del PSR, sta finanziando progetti di consulenza alle Aziende agricole che ne fanno richiesta. La chimica certamente sta facendo danno al terreno, ma oltre al terreno per produrre c’è bisogno di acqua che scarseggia sempre di più e se nei fiumi ci scarichiamo i depuratori che non depurano e inquinano le falde da dove attingiamo l’acqua per irrigare, i nostri prodotti risulteranno inquinati da colibatteri e metalli pesanti".

Marcello Iezzi