Il rumore della zona rossa in città è quello dei cantieri. Per strada è più facile incontrare operai e muratori che una mamma che spinge la carrozzina: perché le nuove restrizioni hanno svuotato piazze e rue del centro, come dei quartieri periferici, e hanno lasciato uno strano silenzio, rotto solo dalle voci e dai suoni dei tantissimi cantieri in corso per gli interventi di sistemazione post sisma o per i vari bonus edilizi. È iniziato un nuovo lockdown, seppur ben diverso da quello di un anno fa: non ci sono più gli scenari desertici e desolanti che avevano caratterizzato la prima grande chiusura nazionale, ma che qualcosa sia cambiato è evidente. La differenza è anche nelle piccole cose: il capannello di anziani abituato a ritrovarsi sotto il municipio, vicino a una delle fontane di piazza Arringo, non c’è; nessun nonno a spasso col proprio nipotino nei giardinetti di corso Vittorio, come pure nessuno a godersi il sole e il caffè sui tavolini dei locali in piazza.
Sono iniziate le due settimane di zona rossa in tutta la regione e gli ascolani hanno risposto nel modo giusto. Girando per il centro, da Porta Maggiore fino a Porta Romana, si vede chiaramente che non è una giornata come le altre: i negozi sono quasi tutti chiusi, fatta eccezione per gli alimentari, i tabaccai e le attività essenziali. Dall’altra parte delle vetrine non c’è luce, non c’è movimento, e non solo perché è lunedì e molti effettuano il turno di riposo: sarà così per parecchi giorni e la speranza è che questo lockdown serva a far rallentare in modo corposo la curva del contagio, perché le difficoltà per i commercianti sono già tante e una chiusura a oltranza potrebbe avere effetti devastanti. Lungo la pista ciclabile di corso Vittorio si vedono solo runner e ciclisti in tenuta sportiva, mentre i marciapiedi sono praticamente mezzi vuoti: niente pensionati alle prese con la loro passeggiatina del mattino, niente colleghi che si ritrovano davanti al bar a fumare una sigaretta e scambiare due chiacchiere. Ma anche le auto che transitano sono poche, per la gioia dei corrieri che non faticano a trovare un posto per sostare. Piazza Arringo è deserta. Lo sguardo si apre dal Duomo fino a via Trieste e pare di essere a Ferragosto, quando la città si svuota in direzione mari o monti. Solo tra piazza Roma e piazza del Popolo c’è movimento, ma solo perché sono in corso le riprese del film di Piccioni: operai che scaricano materiali dai camion, tecnici che vanno da una parte all’altra, ma tutto sempre in un clima surreale, silenzioso e quasi sospeso. Nel salotto cittadino qualche curioso si ferma a guardare i materiali di scena e i primi allestimenti, ma non c’è la folla che ci sarebbe stata se questo giorno non fosse stato tinto di rosso.
Anche a piazza Ventidio non c’è un’anima, a Campo Parignano qualcuno porta a spasso il cane. Nella zona di Porta Romana c’è un po’ più di vita su via Dino Angelini, dove ci sono diversi negozi aperti, tra alimentari e di prima necessità, senza dimenticare il tribunale. Insomma, il tanto richiamato ‘buon senso’ c’è: praticamente tutti indossano la mascherina (anche se a fine pandemia qualcuno scriverà sicuramente un trattato sul perché c’è chi la porta senza coprire il naso), si cammina da soli o al massimo in coppia, i comportamenti nei pochi negozi aperti sono quelli giusti. Certo è solo il primo giorno e la ‘semi-clausura’ obbligata diventerà sempre più difficile da sopportare: ma se il buongiorno si vede dal mattino, gli ascolani vanno promossi.
Daniele Luzi