L’ora di Pescara del Tronto Adesso si decide il futuro

Residenti divisi tra chi vuole tornare dove era e chi pensa sia meglio ricostruire in un’altra zona. Ma c’è anche chi vuole più tempo per decidere

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Ancora pochi giorni, forse, e verrà definito il futuro di Pescara del Tronto, visto che i residenti della frazione arquatana devastata dal terremoto del 2016, entro il 16 aprile, dovranno compilare i moduli preparati dal Comune nel quale esprimere le proprie preferenze. Alcuni chiederanno di ricostruire il paese esattamente nella zona in cui si trovava prima del terremoto, altri invece chiederanno una delocalizzazione. La decisione definitiva, comunque, verrà presa dal consiglio comunale, una volta raccolti tutti i pareri della popolazione. C’è anche chi, però, chiederà un rinvio del termine per la riconsegna dei moduli. E’ il caso della onlus ‘Pescara del Tronto’, come spiega il presidente Vinicio Paradisi. "Sono trascorsi cinque anni dal terremoto, ormai, e non è stato fatto nulla in termini di ricostruzione – spiega Paradisi –. Ora, invece, ci chiedono di prendere una decisione dall’oggi al domani. Invieremo, nei prossimi giorni, una richiesta ufficiale all’amministrazione comunale per ottenere un rinvio, almeno di un mese, della scadenza, in modo tale che i residenti di Pescara possano avere più tempo per riflettere. Non è una scelta semplice da compiere, perché sono diversi i fattori da considerare. A tal proposito, abbiamo sollecitato un ulteriore incontro al commissario Legnini e al gruppo ‘Mate Boeri’ per il chiarimento di alcuni dubbi che abbiamo. Personalmente, quindi parlo a nome mio e non dell’associazione, mi auguro che si possa ricostruire a Pescara del Tronto, destinando però le abitazioni a zone maggiormente sicure dal punto di vista sismico. Mi piacerebbe tornare lì, seppur con degli accorgimenti".

"Io voglio tornare dov’eravamo prima del terremoto e, francamente, desidero farlo al più presto – prosegue invece Antonio Filotei –. Ovviamente bisognerà individuare le zone più adatte ma io voglio tornare a Pescara del Tronto. Vivo in una casetta da 60 metri quadrati. Siamo quattro persone e, sinceramente, non ce la facciamo più. Non vedo l’ora di tornare a casa mia, nel mio splendido paese". Delusa da come sta procedendo la ricostruzione, poi, Emanuela Leonardi, anche lei costretta a vivere in una Sae. "Io faccio parte della categoria composta da quelli che si sono stufati – spiega l’arquatana –. E, sinceramente non so cosa preferirei. Dico solo che il posto a Borgo per tutti secondo me non c’è e comprendo benissimo chi vuole andarci, come comprendo altrettanto chi vuole rimanere a Pescara, dove e come si potrà. Io, per esempio, vorrei rimanere a Pescara. Ma solo con la certezza di poterci stare al sicuro". Tra chi chiede una delocalizzazione, invece, c’è Patrizia Marano, presidente dell’associazione ‘Io sto con Pescara del Tronto’, che raggruppa numerosi familiari delle vittime. "Proveremmo troppo dolore a tornare lì dove sono morti i nostri cari – conferma Patrizia, che per colpa del terremoto ha perso in una sola notte il marito, il figlio, i genitori e il cognato –. Mi auguro che le nuove abitazioni vengano costruire altrove, perché vi assicuro che fa davvero male tornare a Pescara". Insomma, pareri assolutamente discordanti, quelli espressi fino ad ora dalla popolazione della frazione, con l’ultima parola che spetterà al consiglio comunale.

Matteo Porfiri