L’export nel Piceno parte col segno ’meno’

I primi tre mesi dell’anno hanno fatto registrare un calo del 25% rispetto allo stesso periodo del 2020

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Il primo trimestre dell’anno è iniziato nel modo peggiore per l’export della provincia picena: infatti il nostro territorio ha fatto registrare un calo del 25,1% rispetto allo stesso periodo del 2020. Un dato allarmante se si considera che i primi tre mesi di quest’anno si sono rivelati positivi per l’export di quasi tutte le altre province marchigiane: se si escludono Ascoli e Fermo (quest’ultima a -12,5%, con un preoccupante bis rispetto al calo già registrato da gennaio a marzo dello scorso anno), infatti, troviamo il +2,2% di Macerata e i numeri molto importanti di Ancona e Pesaro Urbino, che crescono entrambe del 21%. Il Piceno sembra scontare il boom dell’inizio del 2020, quando era l’unico territorio a fare registrare una crescita dell’export vicina al 26%, mentre tutte le altre province della regione arrancavano sotto i colpi della crisi causata dalla pandemia. Da un punto di vista assoluto, il valore delle esportazioni picene è sceso da 713 a 534 milioni di euro mentre in generale l’export delle Marche è cresciuto del 3,3% nel primo trimestre 2021 rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, sfiorando il 2,9 miliardi di euro. "È una performance senza dubbio incoraggiante – ha spiegato Gino Sabatini, presidente della Camera di Commercio delle Marche - visto che si riferisce ai mesi in cui eravamo in piena pandemia e sulla quale cominciare a costruire la piena ripresa". Secondo l’assessore allo Sviluppo economico della Regione, Mirco Carloni, "i dati pubblicati dall’Istat sono incoraggianti. Vogliamo rapidamente favorire la crescita sui mercati esteri delle nostre aziende con politiche sistemiche di sostegno". I flussi in uscita del settore tessile-abbigliamento-calzatura si sono ridotti dell’11,3% (-58 milioni nel trimestre), mentre sono in crescita tutti i comparti della metalmeccanica (+27%), con la produzione di macchinari che si conferma il settore con la maggior vocazione all’estero (+20,8%), quelli del mobile-arredamento (+12,4%), dell’agroalimentare (+9,6%) e dei prodotti chimici (+40%). Un discorso a parte meritano la nautica e il farmaceutico, con quest’ultimo molto rilevante per il nostro territorio e che nei mesi dell’inizio della pandemia aveva fatto registrare un vero boom: infatti nel primo trimestre dello scorso anno le esportazione degli articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici nella nostra regione erano cresciuti del 48,5%, mentre nello stesso periodo del 2021 sono scesi del 38%.

d. l.