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L’inconveniente di essere amati: il libro di Pierantozzi

La storia che il sambenedettese Alcide Pierantozzi racconta nel suo nuovo romanzo, L’inconveniente di essere amati (Bompiani), scorre via, leggera, come l’acqua tra le dita, grazie alla sapienza narrativa e linguistica dell’autore. Noi lettori veniamo subito gettati nel bel mezzo della vita tormentata del protagonista, Paride, un giovane che ha tentato la carriera della rock star a Milano, legandosi sentimentalmente a Sandro, un produttore famoso. Respinto dal suo protettore, però, Paride decide di tornare nel suo paese natale, Calanchi di Atri, alla ricerca di se stesso. L’inconveniente di essere amati, che dà il titolo al romanzo, è un luogo comune di tutta la letteratura europea, da Elena rapita dal Paride omerico a Lucia che deve scappare da Don Rodrigo, ma non troverete il nome di Manzoni nel romanzo di Pierantozzi, che preferisce citare i bestseller contemporanei, Elena Ferrante e Alessandro Baricco, più vicini all’immaginario provinciale del suo eroe contemporaneo. Anche Joyce, in quella riscrittura dell’Odissea che è l’Ulysses, si rifaceva ai poemi omerici, tentando una nuova forma di scrittura, capace di restituire l’epica quotidiana di una realtà relativistica. Pierantozzi, invece, sceglie la leggibilità e imbastisce una commedia all’italiana, da cinepanettone, con personaggi dello show business (Sandro), macchiette di provincia (l’assessore con l’elicottero), scene di sesso con i belli e le belle di turno, ecc. Tuttavia, mettendo in scena, tra le sotto trame del romanzo, la storia di un’anziana professoressa del paese, che si perde per le strade, in preda all’Alzheimer, ma non dimentica i poemi omerici, che insegnava ai suoi allievi, Pierantozzi evidenzia la persistenza di una memoria profonda oltre la superficiale demenza a cui ci condanna la nostra società, schiacciata su un presente in frantumi e votata a eroi massmediatici.

Valerio Cuccaroni