Lite sulla paternità dei figli, genitori a processo

La madre dopo aver partorito non ha permesso all’ex di riconoscere i bambini che hanno preso il congnome di un altro uomo

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Marito, moglie e nuovo compagno di lei che litigano per i figli e finiscono tutti sotto processo, chi per un motivo chi per un altro. Di questa vicenda avvenuta sulle colline sambenedettesi si sta occupando il tribunale di Ascoli che sta processando la madre di due bambini in tenera età e il compagno della donna; parte civile è il padre naturale dei piccoli la cui paternità è stata riconosciuta dal tribunale di Ascoli. Quest’ultimo, assistito dall’avvocato Simone Matraxia, aveva sporto denuncia rivendicando la paternità di due bambini nati da una relazione con la donna durata oltre un anno, ma che dopo aver partorito lo ha escluso del tutto, non consentendogli di riconoscere i neonati che hanno invece preso il cognome di un’altra persona. La donna ed il compagno, difesi dall’avv. Francesco Voltattorni, sono finiti a processo per "alterazione di stato"; riguarda chiunque, mediante la sostituzione di un neonato, ne altera lo stato civile ed è punito con la reclusione da tre a dieci anni. Si applica la reclusione da cinque a quindici anni a chiunque, nella formazione di un atto di nascita, altera lo stato civile di un neonato, mediante false certificazioni, false attestazioni o altre falsità. Dopo la fine della storia d’amore, al padre naturale non è stato consentito mai di vedere i figli. Ha cercato di avere notizie sulla registrazione all’anagrafe dei neonati, ma niente. Ai bambini è stato dato il cognome di un uomo che, secondo il denunciante, non è il loro padre biologico.

Il marito, difeso dall’avvocato Matraxia, a sua volta deve rispondere di violenza privata, minaccia, lesioni personali. Reati che avrebbe compiuto da luglio 2016 fino a gennaio 2017 nei confronti della moglie dalla quale aveva avuto due figli e che non volendo più sapere nulla di lui se n’era andata portando via i piccoli. In particolare la minacciava via sms scrivendo "qualsiasi fuga tu stia facendo, ti fermerò un giorno perché io ho indirizzato la mia vita per avere indietro i miei figli. Io ti osservo, sono un vero africano. Te la farò pagare, ti ammazzerò e ti porterò via i figli. In alcune occasioni l’avrebbe presa a schiaffi, spintonandola a terra. Ad un amico della donna ha invece inviato, sulla sua pagina Facebook, immagini raffiguranti arabi con pistole, mitragliatrici, anche dentro a moschee, condite da frasi pro musulmani. Su una pagina Facebook (secondo la Procura a lui riconducibile) ha inviato un video in cui invitava tutti gli immigrati ad unirsi nella lotta contro il sistema Italia e prenderlo come punto di riferimento per risolvere tutti i loro problemi. Anche l’amico della sua ex compagna sarebbe stato oggetto di ripetuti insulti e minacce.

Peppe Ercoli