Maltrattamenti domestici, troppa igiene imposta a casa. Rischia il carcere

Uomo ascolano ritenuto colpevole di vessazioni anche dalla Corte di Cassazione e condannato a due anni e mezzo: aveva stabilito regole così rigide che la moglie ha preso i due figli e lo ha lasciato

Il procuratore Umberto Monti deciderà se emettere la sospensione della carcerazione

Il procuratore Umberto Monti deciderà se emettere la sospensione della carcerazione

Ascoli Piceno, 16 aprile 2022 - Rischia di dover scontare la pena in carcere l’ascolano condannato in via definitiva a due anni e mezzo di reclusione per l’accusa di maltrattamenti, configuratasi avendo "imposto ai familiari il rispetto di rigide regole di igiene e pulizia spinte a livelli maniacali ed esasperati", tanto da spingere la compagna ad andarsene insieme ai due bambini e a denunciarlo. Il pronunciamento della Corte di Cassazione – presidente Anna Petruzzellis, relatore Orlando Villoni – rende definitiva la sentenza con la quale la Corte d’Appello di Ancona il 26 aprile 2021 ha confermato il precedente pronunciamento del tribunale di Ascoli. Poiché è proprio la sentenza "ascolana" ad essere stata sempre confermata nei due gradi di giudizio, spetta alla Procura di Ascoli emettere l’ordine di carcerazione per far scontare la pena al 59enne ascolano.

"Siamo in attesa delle mosse del procuratore Monti sperando che vorrà disporre, contestualmente al provvedimento di esecuzione, anche la sospensione dello stesso così da permetterci di presentare richiesta di scontare la pena con misure alternative al carcere, come l’affidamento in prova" commenta l’avvocato Gianluca Vernelli che ha difeso l’ascolano nei vari gradi di giudizio insieme alla collega Anna Balena.

Essendo la pena inferiore a tre anni, può essere concessa la sospensione. Il procuratore Monti dovrà però "pesare" il fatto che all’ascolano era contestata anche la recidiva e questo potrebbe essere di ostacolo. "Restiamo in fiduciosa attesa che venga sospesa l’esecuzione della pena ed in questo caso faremo immediatamente richiesta per una alternativa alla detenzione carceraria" prosegue Vernelli. L’uomo non tollerava alcuna obiezione o discussione, imponendo ai familiari orari netti e precisi per il rientro a casa, regole maniacali per l’igiene e la pulizia. Inoltre nell’appartamento dove tutti vivevano esigeva il silenzio e vietava giochi di rumore ai figli e dava sempre pochissimi soldi alla sua consorte.

"Davanti ai giudici della Corte di Cassazione ho sostenuto che la condotta del mio assistito non integrava il reato di maltrattamenti; è bene far capire che non si tratta di una persona cattiva, di una persona violenta e che non aveva alcuna intenzione di vessare la compagna o i figli. E’ una persona che è fatta a suo modo e che ha una mania della precisione, della pulizia. Per la Cassazione, però, anche questo modo di agire configura il reato di maltrattamenti".

"Un pronunciamento – conclude l’avvocato Vernelli – che ritengo francamente troppo pesante".