
Quando Ascoli ha presentato la candidatura a Capitale della Cultura 2024 una riflessione l’hanno fatta in tanti: ma oltre a proporre un programma culturale che coinvolga tutto il territorio dal mare ai Sibillini non sarebbe il caso di cominciare cercando di riorganizzare la raccolta di rifiuti urbani? Della pulizia ne vogliamo parlare? Diciamo che questo tema non è stato un elemento che ha portato direttamente alla bocciatura della candidatura di Ascoli che qualcuno attribuisce ad una pressione politica favorevole a Pesaro, altri alla qualità del progetto presentato. Ma non è su questo punto che vogliamo soffermarci. Vogliamo però farci anche noi una domanda: come può essere Capitale della Cultura una città che fatica a restare ordinata e pulita, con le vie del centro (mete di turisti) che pullulano di sacchetti dell’immondizia che, in base alle regole prestabilite (non sempre rispettate in verità) i cittadini depositano davanti al portone in serata e lì rimangono spesso fin la mattinata successiva inoltrata? Perché allora non cominciare a ragionare su come rivedere il sistema di raccolta rifiuti e adottare, per esempio, il metodo in atto al centro di Firenze? Non suoni strano il paragone. Firenze è Firenze e i numeri legati al turismo sono impressionanti. Ma proprio per questo l’esempio di una città che riceve milioni di visitatori all’anno può essere preso in considerazione per cercare di capire se anche in una città d’arte come Ascoli è adottabile. Il sistema Firenze. La carta e il cartone devono essere messi fuori dalla porta di ingresso in orario notturno, confezionati con cura in modo che non si spargano. La raccolta avviene in giorni diversi, a seconda della strada. Ci sono poi dei cassonetti interrati, dove senza vincoli orari si possono gettare organico, multimateriale, rifiuto non differenziabile. Organico: in un sacchetto ben chiuso con gli scarti di cucina, tovaglioli di carta bagnati o unti, erba, foglie, fiori o potature. Cassonetto multimateriale per le bottiglie e i flaconi in plastica, le retine in plastica, i sacchetti, i blister di farmaci, il polistirolo; piatti e bicchieri usa e getta, cellophane, lattine in alluminio e barattoli di metallo; tutto il vetro e i contenitori in tetrapack, possibilmente schiacciati. Nel contenitore del "non differenziabile" va quello che non rientra nelle categorie sopra, esclusi farmaci scaduti, pile, toner. I contenitori vengono poi vuotati da un mezzo con un solo operatore che li aggancia, li solleva e fa cadere il contenuto nel cassone del camion che, finito il giro, va in discarica. Le foto a corredo di queste considerazioni, scattate davanti al Museo di Galileo Galilei, sono chiare: l’operazione dura al massimo un paio di minuti. I costi non li conosciamo, ma certamente il sindaco Fioravanti, se ritiene, potrà dare incarico agli uffici comunali competenti di fare uno studio di fattibilità. Gli effetti sono invece chiarissimi: il centro storico di Firenze non è invaso da sacchetti dell’immondizia come quello di Ascoli. E Firenze di cultura se ne intende… Peppe Ercoli