Morti sospette all’Rsa, periti sul ruolo dell’Asur

Sono stati nominati dal giudice per capire se l’azienda sanitaria abbia fatto tutto il possibile per vigilare sull’operato di Wick, arrestato per omicidio

Migration

"Dica il Collegio dei periti se vi è stato inadempimento da parte dell’Asur Marche, se i trattamenti sanitari sono stati eseguiti a regola d’arte, se gli stessi hanno causato o contribuito a causare il decesso di Lucia Bartolomei, se vi è nesso di causa tra la condotta dei sanitari e il decesso della donna, specificando in termini di perdita di chances di sopravvivenza". Questo il compito che il giudice del tribunale civile di Ascoli Enza Foti ha affidato a due medici legali nell’ambito della vicenda legata alle morti sospette alla Residenza sanitaria di Offida gestita dall’Asur Marche. In carcere c’è l’infermiere Leopoldo Wick, accusato di omicidio premeditato e tentato omicidio premeditato. Ma mentre l’inchiesta penale della Procura di Ascoli è ormai alle battute finali, l’avvocato Matteo Mion, in rappresentanza dei familiari della Bartolomei, ha chiesto che fosse la Asur a risarcire per le conseguenze dell’operato di Wick, quantomeno per l’omessa vigilanza ed ha ottenuto dal giudice Foti una consulenza tecnica medico legale al fine di una bonaria composizione della lite.

Il magistrato ha affidato l’accertamento peritale al medico legale Piera Amelia Iezzi e al medico di laboratorio Alessandro Cancelli, entrambi di Pescara. Si era opposta alla richiesta di Mion l’Asur Marche assistita dall’avvocato Patrizia Viozzi che nella memoria depositata ha sostenuto che "non sussistono i presupposti per poter contestare a carico dell’ente una responsabilità", che le condotte poste in essere da Wick erano "imprevedibili e fuori dal campo della vigilanza del datore di lavoro che, anzi, dovrebbe essere legittimato a costituirsi parte civile per il danno all’immagine che gli sta derivando". Tesi che il giudice Foti non ha sposato accogliendo invece la richiesta dei familiari della Bartolomei. La perizia verrà affidata ad aprile.

"Fermo restando la presunzione d’innocenza dell’infermiere indagato, l’Asur Marche avrebbe già dovuto spontaneamente chiedere scusa e offrirsi di risarcire non solo i familiari della Bartolomei da me assistiti, ma anche tutti gli altri. Non lo ha fatto – commenta l’avvocato Mion – e allora l’abbiamo tirata dentro noi con questa istanza in sede civile che il giudice ha evidentemente ritenuto fondata. La strada che abbiamo aperto – conclude il legale - adesso potranno percorrerla, se riterranno, anche i colleghi delle altre parti civili".

L’Asur Marche compare come responsabile civile nell’inchiesta penale a seguito della citazione fatta a suo tempo dall’avvocato Mauro Gionni in occasione di un accertamento.

Peppe Ercoli