Morti sospette all’Rsa, Wick dal giudice

L’infermiere arrestato con l’accusa di omicidio per i fatti di Offida in tribunale: nel mirino campioni di sangue e medicinali

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La barba bianca ispida, tanto lunga che la mascherina anti Covid non riusciva a coprirla, lo sguardo fisso in avanti mentre gli agenti della polizia penitenziaria lo scortavano ammanettato. Così Leopoldo Wick è comparso ieri mattina in tribunale per l’udienza in incidente probatorio riguardante il caso delle morti sospette alla residenza per anziani di Offida che lo vede imputato di omicidio. L’infermiere ascolano ha assistito all’udienza in silenzio; ha lasciato che fossero i suoi legali Pietropaolo e Filipponi a porre le domande ai consulenti nominati dal giudice Annalisa Giusti e che in precedenza hanno illustrato i risultati a cui è giunto il loro lavoro, sollecitato dalla procura di Ascoli. La perizia dei periti Chericoni e Turigliozzi di Pisa ha riguardato i campioni di sangue e i medicinali prelevati nell’inchiesta sulle morti sospette alla Rsa di Offida per le quali è accusato il 57enne infermiere ascolano residente a Grottammare. A due vittime i campioni sono stati prelevati quando furono effettuate le autopsie, ad altri tre in occasioni della visita necroscopica. Accertamenti già eseguiti dai periti della Procura che attraverso gli esperti del tribunale voleva però che acquisissero lo status di vere e proprie prove. L’accertamento riguardava anche il contenuto dello zainetto rinvenuto a casa di Wick, all’interno del quale è stata trovata insulina a lento assorbimento, nascosta nel contenitore di un altro farmaco, benzodiazepina, occultata in una scatoletta di tabacco, e un barbiturico contenente principio attivo Gardenale, farmaco equiparato a stupefacenti e soggetto a registrazioni su apposito registro.

I risultati riferiscono di difformità fra l’esito della perizia della Procura e quella disposta dal tribunale, ma ciò non preoccupa il procuratore Monti che si accinge a chiudere l’inchiesta convinto di avere in mano tutte le carte necessarie per affrontare il processo.

"I periti Chericoni e Turigliozzi hanno motivato la difformità spiegando che col tempo i dati possono deperire, diminuire e che comunque il professor Froldi ha usato un altro parametro – commenta l’avvocato di parte civile Mauro Gionni – hanno comunque certificato la presenza di sostanze somministrate al di fuori del trattamento terapeutico che, anche a parere del nostro consulente Francesco Paolo Busardò, a mio avviso non modificano il quadro accusatorio". La difesa di Wick si è limitata a porre domande sulla catena di conservazione dei reperti. La perizia entra dunque ufficialmente a far parte del fascicolo del processo e, come atto irripetibile, potrà essere usata in dibattimento.

Peppe Ercoli