"Pescara non torni dov’era prima" La protesta: altre zone più sicure

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Alcuni abitanti di Pescara del Tronto dicono no alla ricostruzione del paese nelle vicinanze di quello cancellato dal terremoto. Una decisione dolorosa, ma necessaria e condivisa. A parlare sono 30 residente. "Dopo la tragedia in cui abbiamo perso tutto: familiari ed abitazioni – dichiarano –, dopo sei anni, dopo che l’amministrazione comunale ha sostenuto che Pescara del Tronto non si poteva ricostruire, decisone condivisa dai tecnici dell’Ispra, dalla Regione, dalla Protezione civile e dall’Università, ci vogliono spingere a ricostruire nell’ex cava a pochi metri da quello che era il vecchio paese. Non siamo d’accordo per una serie di motivi: noi abbiamo scelto le aree individuate dall’Ispra, che sono sicure, si tratta di Pozza, Piedilama e lungo la strada Salaria. Le proposte dell’amministrazione e dei pianificatori le rispediamo al mittente, perché sembrano prese in giro. Ci rivolgiamo alle autorità competenti: il commissario Legnini, la Regione, l’autorità di bacino, l’Ufficio ricostruzione, Protezione civile, l’Ispra, il Parco dei Sibillini, Consorzio idrico e la Sovraintendenza affinché tengano conto che la zona dell’ex cava è interessata da molte sorgenti sotterranee e superficiali ed è zona di rispetto dell’acquedotto del Pescara. La cosa più grave è che Comune e pianificatori non stanno tenendo conto del decreto 626 del 31 dicembre 2021 del commissario del terremoto, che prevede dove si deve delocalizzare di approfondire gli studi, soprattutto là dove ci sono situazioni complesse e di pericolosità. Dalla relazione dei costi benefici. Noi ci rivolgiamo a tutte le autorità affinché mettano fine a questa pianificazione, il rischio è che i tempi si allungheranno inesorabilmente e molti di noi non la ricorderanno".

Maria Grazia Lappa