Qui San Benedetto. I balneari non ci stanno: "Proroga al 2027? Ennesima presa in giro"

Ricci, presidente nazionale dell’Itb: "Una politica così non va a favore degli imprenditori. Ci aspettavamo una soluzione da questo. Governo e invece ora gli investimenti non conteranno nulla"

Qui San Benedetto . I balneari non ci stanno: "Proroga al 2027?. Ennesima presa in giro"

Giuseppe Ricci, presidente Itb e titolare dello chalet Stella Marina

Obbligo di avviare le gare entro giugno 2027, proroga delle attuali concessioni fino a settembre dello stesso anno, durata delle nuove concessioni compresa fra 5 e 20 anni e indennizzi, riconosciuti dal concessionario subentrante, per gli investimenti fatti nell’ultimo lustro e per i beni ammortizzabili: è questa la nuova riforma messa a punto dal governo, che ha ricevuto l’ok dell’Europa ma non quello dei balneari. La categoria, che oramai contava su un discorso più articolato per quanto riguarda i ristori, ora vede le proprie aspettative disattese. Per il momento, intanto, il Comune di San Benedetto attende di conoscere nuovi sviluppi prima di prendere una posizione netta sull’argomento. "La notizia è ancora freschissima e d’altronde non abbiamo ancora ricevuto indirizzi istituzionali – commenta il sindaco Antonio Spazzafumo –. Prima di decidere cosa fare aspetteremo novità dalla Regione, dopodiché ci confronteremo e stabiliremo qual è la procedura più adeguata da seguire. Ora, almeno – conclude – cominciamo ad avere maggiore chiarezza sul percorso da intraprendere". Per i titolari di concessione balneare, invece, la svolta è stata un vero e proprio pugno di sabbia negli occhi. "Questa presa in giro supera ogni sopportazione – tuona Giuseppe Ricci, presidente Itb e titolare dello chalet ‘Stella Marina’ – Una politica così non va a favore dei balneari. Questo governo avrebbe dovuto dare una soluzione, e invece niente. Qui non si tratta della proroga al 2027, che comunque non risolve nulla, perché una volta entrata in vigore la riforma qualsiasi comune potrà avviare le aste. Dopo tanti incontri non me lo sarei mai aspettato. Gli investimenti fatti ora non conteranno nulla".

"L’articolo 37 del Codice della Navigazione – argomenta Ricci – ci garantiva la prelazione, ed è stata tolta. Sulla base delle vecchie regole siamo riusciti ad investire, e ora? I balneari negli ultimi 15 anni non hanno investito nulla". C’è invece chi, in riviera, si batte da anni perché la direttiva Bolkestein venga messa in concreto, e che muove contestazioni di tutt’altro genere: "Il problema non è la proroga – dice Luca Cardola, esponente di Azione – finché si fa per procedere verso indirizzi uniformi va bene. L’importante è che i bandi non siano selezioni attitudinali, ma vere e proprie procedure di evidenza pubblica in un sistema di concorrenza. Un problema è quello degli indennizzi, che secondo me non stanno proprio in piedi. Una volta terminata la concessione, i beni dovrebbero semplicemente tornare allo Stato. Il secondo problema è quello degli introiti che derivano dalla concessione: questi non dovrebbero andare totalmente allo Stato, ma in parte anche agli enti locali che avvieranno materialmente le gare". Nella riforma non è prevista prelazione, anche se uno dei criteri per l’esame delle offerte è l’essere stato titolare, nei cinque anni precedenti, di una concessione balneare come principale fonte di reddito. "La proroga serviva a coprire la situazione che si è creata, con alcuni comuni che hanno già avviato le gare – asserisce il consigliere Simone De Vecchis –. Ma rinviare troppo non è costruttivo per il settore turistico, che è già in crisi e che rischia la paralisi, visto che molti, da ora, non saranno interessati ad investire. È necessaria maggiore chiarezza".

Giuseppe Di Marco