Regalie e denaro per pochi controlli, parla l’ex comandante dei carabinieri

Prosegue il processo a Monsampolo contro l'ex comandante De Palo per concussione e altri reati. Coinvolti anche cittadini cinesi. Ultima udienza con testimonianza su presunte pressioni. Prossima udienza il 12 giugno.

Prosegue davanti al collegio del tribunale di Ascoli (presidente Panichi, a latere Proietti, Miccoli) il processo all’ex comandante della stazione dei carabinieri di Monsampolo Francesco De Palo. Il dibattimento riguarda fatti che sarebbero avvenuti fra il 2012 e il 2014. Con lui sono imputati anche due cittadini di nazionalità cinese, Naiqi Dong e Guohua Hu, mentre un ragazzo di Castel di Lama ha definito la sua posizione patteggiando in sede di udienza preliminare. Nell’inchiesta era finito anche un altro carabiniere, Antonio Cianfrone, morto il 3 giugno 2020, assassinato dai coniugi Giuseppe Spagnulo e Francesca Angiulli che stanno scontando la condanna all’ergastolo, resa definitiva dal recente pronunciamento della Corte di Cassazione. L’accusa del procuratore Monti a De Palo è di aver chiesto in più occasioni denaro e regalie a commercianti della zona per chiudere un occhio su controlli di carattere amministrativo.

L’ex comandante De Palo, difeso dagli avvocati Indiveri e Siciliano, deve rispondere di concussione, falso ideologico commesso da pubblico ufficiale in atti d’ufficio, rivelazione ed utilizzazione di segreti d’ufficio, omissione d’atti d’ufficio. Tentato favoreggiamento dell’immigrazione clandestina l’imputazione a carico di un cinese, mentre l’altro è accusato di favoreggiamento; sono difesi dall’avvocato Angelozzi. Nel corso dell’ultima udienza è stato sentito un impiegato dell’ufficio gas del comune di Spinetoli che ha confermato che De Palo a dicembre 2014 si era recato nel suo ufficio per avere informazioni circa le utenze di un laboratorio gestito dai cinesi che si erano resi irreperibili. "Lo aveva fatto anche altre volte per altre situazioni" ha detto il teste. De Palo ha chiesto di poter rendere dichiarazioni ed ha spiegato che era prassi fare questo tipo di accertamenti quando c’erano persone irreperibili. Ha anche detto che era stato effettuato un controllo nel laboratorio dei cinesi e che erano state riscontrate numerose infrazioni alle norme antinfortunistiche, tanto che era stato interessato a l’Asur e l’Ispettorato del Lavoro. "Facemmo un quarto accesso con l’ispettore; stavano facendo lavori sommari, ma lì c’erano carenze molto gravi che rendevano il locale non idoneo al lavoro. E’ falsa la storia che io avrei promesso loro di intercedere con l’Asur". Il processo proseguirà il 12 giugno.

p. erc.