Saco, cinque richieste di processo

I pm chiedono il rinvio a giudizio per Pietro Santarelli, i figli Felice e Susi e i componenti del collegio sindacale

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La Procura di Ascoli ha chiesto il rinvio a giudizio nei confronti di cinque persone in relazione al fallimento della Saco, già Santarelli Costruzioni, una delle aziende più note del Piceno. A seguito delle indagini della Guardia di Finanza, il procuratore Umberto Monti e il sostituto Saramaria Cuccodrillo hanno chiesto il processo per Pietro Santarelli, per i figli Felice e Susi Santarelli e per i componenti del collegio sindacale Marcello Testa, Alessandro Tassoni e Bruno Formichetti. Pietro Santarelli e i figli attraverso la "Pietro Santarelli & C." detenevano l’intero pacchetto azionario della Saco dichiarata fallita dal tribunale di Ascoli il 27 novembre 2019 che a sua volta deteneva partecipazioni in una serie di società: Inergia, Edilsan, Italsamo, Deventer, Preneste, Italmarket, le ultime due dichiarate fallite in estensione al fallimento Saco. Pietro, Felice e Susi Santarelli sono accusati di bancarotta fraudolenta patrimoniale aggravata per distrazione, poiché in un periodo in cui per la Procura "era chiaro e conclamato il dissesto della Saco e in vista di possibili azioni esecutive da parte dei creditori, distraevano dal patrimonio della Saco attività patrimoniali e finanziarie. In particolare, in favore della lussemburghese Silf il 38,25% delle azioni rappresentative del capitale sociale di Inergia della quale i Santarelli erano contemporaneamente membri del Cda e soci per tramite della Silf e della Saco, causando in tal modo un decremento del valore della partecipazione di Saco in Inergia stimato prudenzialmente dai curatori fallimentari in 55 milioni di euro".

Le quote azionarie di Inergia sono tuttora in sequestro, confermato dalla Cassazione per due volte, e sono gestite da un amministratore giudiziario nominato dal tribunale. Dopo il sequestro, sono state completate indagini con ulteriori attività in Lussemburgo. Ai Santarelli la Procura imputa anche l’aver distratto per un contro valore di 27,5 milioni il 100% delle quote dalla Preneste (tutte di proprietà della Saco), in favore della Deventer, società partecipata per il 30% dalla stessa Saco. Sono anche accusati di bancarotta preferenziale per aver effettuato pagamenti preferenziali a discapito della "par condicio creditorum" per circa 8,5 milioni di euro e di bancarotta patrimoniale aggravata impropria da reato societario per aver esposto fatti materiali rilevanti non rispondenti al vero, incrementando di conseguenza il deficit patrimoniale della Saco per circa 98 milioni di euro.