Samb fallita, fine dei giochi

Via all’esercizio provvisorio, si punta a salvare la categoria

Migration

Ieri, la Sambenedettese è stata definitivamente dichiarata fallita. La sentenza tanto attesa è dunque arrivata alle 10 del mattino, ed è stata emessa dai giudici Francesca Calagna, Francesca Sirianni e Luigi Cirillo. Dunque, termina dopo poco meno di undici mesi l’esperienza di Domenico Serafino come presidente del club rossoblù. Serafino era salito in sella il 10 giugno scorso, ma da ieri è iniziato l’esercizio provvisorio del club. A curarlo saranno i dottori commercialisti Franco Zazzetta e Massimiliano Pulcini, già commissari giudiziali, e l’avvocato penalista sambenedettese Francesco Voltattorni. I tre curatori fallimentari gestiranno l’esercizio provvisorio in forma disgiunta, tranne che per gli atti di straordinaria amministrazione o per quelli eccedenti la somma di 5mila euro. Ovviamente, relazioneranno al tribunale l’andamento della gestione del club e dovranno provvedere con "sollecitudine" (testuale nella sentenza pubblicata ieri) all’inventariazione dei beni della società. Con oggi, infatti, iniziano le valutazioni dei curatori, che dovranno portare a stabilire l’ammontare del debito sportivo e il valore del titolo.

In questo ambito dovrebbe essere eletto un perito, che molto probabilmente sarà il dottor Saverio Mancinelli, il tecnico che stimò l’Ascoli Calcio nel fallimento del 2014. Ecco, a seguito delle loro valutazioni potrebbe emergere quella famosa manifestazione d’interesse che tecnicamente è detta "offerta irrevocabile cauzionata". Molto semplicemente, anche per garantire l’esercizio provvisorio stesso, potrebbe essere presentata da una delle cordate interessate al club una somma di denaro (una cauzione) che sarà determinata sulla base della perizia del titolo. Ovviamente, si tratterebbe di una percentuale del valore del titolo.

Manifestazioni d’interesse ci sarebbero, ma per il deposito di questa offerta irrevocabile si attenderà di sapere a quanto ammonterà il costo del titolo sportivo e i debiti accumulati. Tornando alla sentenza di ieri, alla fine il tribunale ha dato ragione agli istanti, rappresentati dall’avvocato Pianese, dall’avvocato Vallesi e dall’avvocato Antonacci (per Delta Group). Varie le aziende e le figure rappresentate: Villa Aniana, Hotel San Giacomo, Guido Barra, Ite IdroTermoElettrica, Simet, Pitture Chic, e Arte Verde. Tutti questi fornitori vantavano un credito di 175mila euro (particolare la situazione di Barra, da sempre tifosissimo rossoblù, che aveva prestato a Serafino, il 16 dicembre 2020, 38mila euro per aiutarlo a pagare i primi due mesi di stipendio). Oltre ai 175mila euro dovuti agli istanti, la Samb di Serafino è debitrice di 117mila euro all’erario, e 370mila euro nei confronti dell’Inps.

Oltre a ciò, il tribunale ha segnalato tutto quanto è occorso nelle ultime settimane: dal pagamento delle trasferte da parte dei tifosi (sarà così anche sabato per i playoff) alla pec inviata dai calciatori (nella quale facevano presente di essere in credito di 900mila euro), dalla diffida del Comune all’utilizzo del Riviera al pignoramento dei macchinari taglia erba.

Insomma, nel gergo avvocatizio della sentenza emerge palesemente quanto è accaduto nel club di Serafino finora. Altro che manie di grandezza, post emozionali su facebook, progetti per il centenario, l’esperienza di Domenico Serafino si è chiusa così: in un elenco puntato e puntuale di vergogne gestionali.

Pierluigi Capriotti